L’amore viscerale tra Modica e il ‘suo’ Abbate a cui tutto è concesso: al Comune costa il doppio, oltre 13 milioni di euro, un vecchio debito con l’Enel, a causa della scelta, scellerata e senza motivo, di non pagare a suo tempo. Viaggio nelle finanze dell’ente, tra buchi e falsità di bilancio, transazioni milionarie illegittime, violazioni continue così come comanda il ‘sistema’ introdotto dall’ex sindaco e tuttora imperante. Parte la riscossione dei tributi in concessione, affidata alla Creset spa del messinese Bommarito. Palazzo San Domenico prevede di incassare dai contribuenti 23 milioni in cinque anni: più di 5 milioni sarà l’aggio per l’impresa, un costo prima inesistente. A vigilare per conto dell’ente sarà Tripoli, commercialista di Bagheria e pupillo di Ficano: scelto senza selezione, costerà 125 mila euro. La casistica delle norme violate, con arbitrio nei pagamenti e alterazioni contabili nel silenzio generale: per scosse ben più lievi altrove avvengono terremoti giudiziari che abbattono zone franche, arrestano carriere e scuotono le istituzioni
Deve esserci un amore viscerale, intimo e profondo, cieco e assoluto, tra i cittadini di Modica – o la loro quasi totalità – e gli amministratori comunali da loro prescelti e osannati nelle urne da undici anni a questa parte. Se nel 2013 Ignazio Abbate divenne sindaco al ballottaggio, con il 63,12% dei voti (dopo un 32,4% al primo turno in un’affollata gara a otto), nel 2018 si impose già in prima battuta con il 64,76%. Superato solo, nel 2023, dall’erede da lui nominata, Maria Monisteri, volata al primo turno al 68,5%, con un consiglio comunale allineato come mai nella storia della città: 21 consiglieri su 24 eletti nelle proprie liste.
Non può che essere ‘amore’ un rapporto tanto coinvolgente da annebbiare la vista al punto da non far vedere ancora oggi le malefatte di amministratori così ‘amati’ neanche quando esse presentano un conto salato a cittadini che faticano tutti i giorni per vivere o sopravvivere. Troppo poche e isolate le voci critiche che si levano a testimoniare un minimo di distinguo rispetto al quadro totalizzante riempito dal colore unico del ‘sentimento’ descritto.
Senza volere qui interpellare la casistica di certe avvisaglie di tragici femminicidi ma quella più ampia e, in apparenza meno angosciante, di truffe da manuale, succede a certe persone innamorate obnubilate dal sentimento e dalla passione di accettare qualunque cosa dai propri ‘amati’: menzogne, inganni, raggiri, anche il furto o lo spreco palese del proprio danaro, privazioni offensive, condotte degradanti e l’umiliazione della propria dignità. Succede a talune persone e solitamente per un tempo breve, nel campo di certe relazioni private.
Nel nostro caso gli ‘innamorati’ presunti non sono taluni ma quasi un’intera città di 53 mila abitanti (solo una parte però è vittima accecata, mentre un’altra parte ci vede benissimo) e i fatti sono noti a tutti, sicchè il mistero è fitto e intrigante.
Di recente, in particolare da dicembre 2022 a gennaio 2024, mi è capitato di ricostruire e focalizzare alcune vicende che documentano, fin dai primi atti dell’amministrazione insediatasi nel mese di giugno 2013, un sistema – il ‘Sistema-Abbate’ sempre in piena attività – che mortifica i cittadini, impoverisce e abbrutisce la città umiliandola e privandola anche della propria dignità civile e democratica la quale nella libertà di tutti ha la propria essenza.
Chi voglia può rileggere gli articoli richiamati (alla fine di questo testo trova tutti i riferimenti) e così avere presente il contesto nel quale collocare la premessa iniziale su quest’amore viscerale che deve essere ancora vivo e forte se accadono le cose che stiamo raccontando senza che nessuno si lamenti: anzi, secondo alcuni ora pare che la sindaca Monisteri possa meritare pure la simpatia e la solidarietà dei pochi che finora non l’hanno sostenuta in quanto si starebbe muovendo in autonomia dall’Abbate talent scout in quanto scopritore, a proprio beneficio, del suo talento. In assenza di indizi di tale ‘autonomia’ possiamo solo attendere e soprassedere.
Senza un amore viscerale così corrosivo e profondo risulta impossibile spiegare il consenso o la tacita accettazione, da parte della stragrande maggioranza dei cittadini, di atti compiuti dall’amministrazione e che possiamo equiparare ad altrettanti furti, o scialo di risorse, in danno dei contribuenti.
Per molto meno – molto, molto meno se vogliamo proseguire nella similitudine con taluni amori privati – certi innamorati vengono messi d’imperio in sicurezza, protetti e posti sotto tutela in modo da essere sottratti al loro autolesionismo incosciente prodotto dall’incontrollabile subalternità a chi senza neanche tentare di nascondere i propri gesti approfitta di loro e dei loro soldi guadagnati con sudore e fatica magari in una vita di stenti.
Ecco come Abbate, con tutti gli assessori al seguito compresa Monisteri,
giocava con i soldi dei cittadini, buttandoli dalla finestra per il suo tornaconto:
non pagare il dovuto per avere danaro da maneggiare come moneta elettorale
I fatti sono numerosi, alcuni sono raccontati negli articoli indicati alla fine con i link di rimando, ma ora vorremmo citarne uno in particolare, recente.
E’ la transazione con cui il Comune di Modica si impegna ad azzerare un debito contratto con l’Enel per il consumo di energia elettrica delle proprie utenze.
Un debito di sei milioni e 700 mila euro che, nonostante i ‘vantaggi’ di una transazione, i cittadini pagheranno quasi il doppio. E ciò solo a causa del mancato pagamento nei tempi dovuti. Se fosse solo negligenza, sarebbe comunque tale da richiedere l’estromissione a vita dei responsabili dalla possibilità di trattare qualunque negozio giuridico anche per sé, oltre ovviamente all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per il danno grave e inescusabile inflitto alla comunità.
In effetti sappiamo come il ‘Sistema-Abbate’ (la vicenda riguarda l’amministrazione dell’ex sindaco ma la transazione, illegale, recentissima, è opera della giunta-Monisteri) abbia avuto proprio nella gestione dei debiti una delle armi più affilate del proprio agire spregiudicato, arbitrario, illegale, irresponsabile, devastante per gli interessi della città nel suo complesso e di tutti i cittadini onesti; lucroso invece per una cerchia di amici privilegiati in violazione di ogni criterio oggettivo e delle norme vigenti.
Non si tratta quindi di negligenza ma di qualcosa di più simile al dolo criminoso e la pratica ben collaudata, che ha già inflitto tanti danni irreparabili, continua a presentare un conto impossibile da controllare, prevedere e quantificare per il futuro.
Il debito con Enel energia spa oggetto di questa transazione – solo una delle tante – è, all’origine, di € 6.706.652,58: a tanto ammontano le fatture allegate alle azioni giudiziali e datate dal 14 aprile 2020 al 2 aprile 2021, che ne misurano la sorte capitale.
Il 28 marzo 2024 con delibera di giunta il Comune di Modica approva una transazione e dà via libera a pagamenti per oltre 13 milioni di euro, per l’esattezza € 13.093.100,17, con un aggravio di oltre 6 milioni e 300 mila euro. Una cifra concordata tra le parti e nella quale è molto lieve la rinuncia del creditore: appena un terzo degli interessi. Infatti la pretesa complessiva risulta la sommatoria di queste componenti: € 6.706.652,58 quale debito originario; € 5.130.369,023 per interessi maturati; € 3.883.127,53 per interessi anatocistici; € 141.280,00 quale somma degli addebiti ulteriori di € 40,00 per ogni singola fattura non pagata; € 70.000,00 per l’insorgenza del contenzioso. Da rilevare che gli interessi anatocistici – ovvero gli interessi sugli interessi – da oltre vent’anni, grazie a sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione, sono considerati una pratica illegale tranne nel caso e dal momento in cui il creditore ponga una domanda giudiziale: che è quanto accaduto a seguito dell’immotivata, arbitraria e colpevole inadempienza del Comune che quindi, solo per questa parte del nuovo debito, infligge alla città una perdita di quasi quattro milioni di euro.
In questa transazione il creditore non è più Enel ma una cessionaria, la BFF Bank spa, banca milanese e operatore di finanza specializzato nella gestione e nello smobilizzo pro soluto (ovvero con rischi a carico del cessionario) di crediti commerciali vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Divenuta banca nel 2013, quotata in borsa nel 2017, si chiama così, Bank Farma Factoring, perché fondata, nel 1985, da aziende farmaceutiche con il fine di riscuotere i propri crediti dal Servizio sanitario nazionale.
Velleitaria, per non dire stravagante e indebita, la pretesa del Comune di Modica di rifiutare la cessione del credito disposta da Enel Energia spa il 24 marzo 2021 e notificata all’ente debitore il giorno dopo. E’ la giunta-Abbate, con voto unanime degli assessori, tutti presenti – Viola, Aiello, Linguanti, Lorefice, Monisteri, Belluardo – una settimana dopo, l’1 aprile 2021, data consacrata al ‘pesce d’aprile’ ma non è uno scherzo, a deliberare il rifiuto di quella cessione come se il debitore, il Comune. potesse non pagare senza alcuna giustificazione e al tempo stesso impedire al creditore, Enel, di liberarsi come meglio creda del suo credito.
Eppure, con l’assistenza e tanto di firma del segretario generale Giampiero Bella, il Comune rifiuta quasi sdegnato quella cessione e a fondamento del proprio tronfio diritto cita una norma, l’art. 106, comma 13 del D.lgs n. 50 del 2016 che, sia detto nel rispetto dei gusti di ognuno, c’entra come i cavoli a merenda. La norma infatti disciplina <<le cessioni di crediti da corrispettivo di appalto, concessione, concorso di progettazione …. efficaci e opponibili alle stazioni appaltanti che sono amministrazioni pubbliche qualora queste non le rifiutino…>>.
Che diritto abbia il Comune di non pagare senza alcuna ragione l’energia consumata anni prima dalle proprie utenze (che c’entra con il corrispettivo di appalto?) e impedire la cessione del credito è mistero che amministratori di palazzo San Domenico, nonché burocrati e giuristi al loro servizio lautamente retribuiti con i soldi dei cittadini, dovrebbero chiarire. Speranza vana: e infatti ecco, tre anni dopo, il debito nel frattempo raddoppiato e il nuovo creditore sempre lì, pronto a colpire il conto corrente del Comune in Unicredit mettendo le mani sul danaro dei cittadini-contribuenti.
Che fine ha fatto quella pretesa accampata da stregoni di corte, utile solo a fare lievitare spese e interessi, legittimando e regalando al creditore perfino quelli anatocistici? E cosa ha indotto il segretario generale d’allora – il noto Bella in carica fino allo scorso gennaio quando, promosso per meriti evidenti, si è insediato alla Provincia – oltre agli assessori di ieri e di oggi compresa la sindaca Monisteri che nel 2021 votò da assessora quella delibera, a fare marcia indietro, riconoscendo di dovere pagare a accettando senza fiatare la proposta del creditore, compreso il pagamento urgentissimo ad horas – entro la data incombente, dall’oggi al domani, del 31 marzo 2024 – di centomila euro oltre iva (€ 122.000,00) quale segno di serietà dopo le poco edificanti prove descritte?
Prima di giungere a questo passo il Comune si oppone, con la stessa serietà del rifiuto alla cessione, ai decreti ingiuntivi ma, quella imboccata e da sempre percorsa da Abbate, con l’incredibile avallo di tutti i suoi scudieri in giunta tra cui l’attuale sindaca, si rivela una strada senza uscita. Risultavano fissate udienze il 5 giugno 2024 e il 25 novembre 2025 nell’ambito delle azioni esecutive esperite da FBB, quando ad un certo punto fa capolino la transazione descritta. Con pagamento in cinque anni, dal 30 marzo 2024 – data del versamento dell’acconto urgente di €122.000,00 quale segno di buona volontà – a dicembre 2028. Ogni anno, da quello in corso al 2028, il 15 giugno e il 15 dicembre, il Comune dovrà versare due rate semestrali di € 1.2971.100,02 ognuna. Due milioni e 600 mila euro l’anno per cinque anni: in tutto dieci rate per una cifra di € 12.971.100,17 che, sommata all’acconto di € 122.000, fa appunto € 13.093.100,17.
Transazioni milionarie decise dall’amministrazione attuale, con BFF
e con la ditta Puccia, come al solito in violazione delle norme di legge
Ma c’è un altro problema, ancora più grave e inquietante.
La transazione è nulla, come tante altre decisioni del Comune assunte con atto di organi privi di legittimazione. Questa transazione, come tante altre – vera e propria specialità del ‘Sistema Abbate’ – avrebbe potuto essere deliberata solo dal consiglio comunale e non dalla giunta perché lo impongono in modo inequivocabile l’ordinamento autonomie locali (legge 142 del 1990, art. 32, comma 2, lett. i) poi Testo unico enti locali (d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267) e, in Sicilia, un’apposita legge (la n. 48 del ’91) che l’ha recepito. La norma infatti dispone che <<le transazioni sono di competenza della Giunta ad eccezione di quelle che impegnano l’ente per più esercizi>>: ovvero il nostro caso, come quello di altre transazioni decise anche di recente dal Comune di Modica.
Una di queste è quella deliberata dalla giunta il 23 gennaio scorso, su accordo stipulato con la ditta Giorgio Puccia per il servizio di igiene ambientale espletato in precedenza. Una sentenza del 16 giugno ’22 accerta un debito del Comune di € 3.264.461,75. L’anno dopo, con delibera di giunta del 27 giugno, l’amministrazione-Monisteri insediatasi da tre settimane si oppone al decreto ingiuntivo del creditore accampando una non meglio precisata impignorabilità delle somme giacenti sul conto corrente di servizio della tesoreria comunale. A gennaio scorso il ‘ritorno alla realtà’ e – con l’assistenza dello storico segretario generale dell’era Abbate, Giampiero Bella, in quei giorni in uscita da palazzo San Domenico – la firma sulla transazione per una somma di € 2.837.532,81 oltre alle spese, con due rate da € 350.000,00 ognuna nel primo semestre ’24 (il 30 gennaio e il 20 giugno) e otto rate trimestrali di € 267.191,60 dal 30 settembre ’24 al 30 giugno ’26: con l’espressa clausola che anche il ritardo nel pagamento di una sola rata farà venir meno l’intero accordo che ha visto il creditore rinunciare agli interessi.
Queste transazioni, con Puccia e con BFF, sono tecnicamente nulle, anche se a dire il vero il problema più grave è soprattutto quello del modus operandi del ‘Sistema-Abbate’ messo a punto dall’ex sindaco e diventato prassi in oltre un decennio: possiamo riassumerlo come segue.
Il Comune paga, subito e prontamente, solo i creditori o i fornitori ‘amici’, amici nel senso in cui il termine, ben lungi dall’evocare nobili sentimenti, qui ci soccorre con il retaggio di certa storiografia territoriale.
Tutti gli altri invece – non rientranti nella prima cerchia e quindi fortemente indiziati di onestà – cadono in un limbo di dannati in cui devono sottostare alle angherie dell’Abbate plenipotenziario: niente pagamenti, attesa infinita, temeraria e farneticante opposizione in giudizio del Comune ai decreti ingiuntivi con un forte lievitare di interessi e spese a carico dell’ente e, finalmente costretto, questo incallito debitore pluriesecutato (il Comune di Modica, ovvero Pubblica amministrazione, non dovrebbe agire come un ladro seriale o un truffatore compulsivo e impenitente) firma una transazione con piano rateale. Tutto risolto? Ma che! In molti casi la storia ricomincia con il mancato rispetto delle nuove scadenze forzate e il ritorno al punto di partenza.
Questo è stato finora il modus operandi di Abbate, pienamente sostenuto dalle sue giunte e da tutti gli assessori, compresa la sindaca Monisteri. La quale ora, nella nuova qualità, sarà chiamata alla prova: lei che parlò di educazione ai suoi avversari in campagna elettorale, seguirà il suo ‘maestro-educatore’ come ha sempre fatto da assessora e finora da sindaca, perpetuando l’odioso arbitrio discriminante in barba alle leggi e ai criteri oggettivi da esse imposte nei tempi dei pagamenti, o saprà – poco o molto vedremo – discostarsene?
Il deficit di competenza da parte della giunta non è l’unico vizio del provvedimento.
Infatti, a prescindere dalla competenza, la Corte dei Conti afferma la necessità del parere dei revisori sulle transazioni, parere vincolante peraltro come pacificamente attestato dalla giurisprudenza: e qui sopraggiunge un’altra violazione. Come si trattasse di affari privati, la sindaca e la giunta, sia nella transazione con Puccia che con BBF, aggirano questo obbligo e trasmettono la deliberazione già approvata e dichiarata immediatamente esecutiva al collegio dei revisori e al consiglio comunale. Per fare cosa non si sa, visto che, per esempio nel caso della BBF, il giorno dopo il dirigente provvede già al pagamento, con buona pace degli organi di controllo e di garanzia, il Collegio dei revisori, e dell’unico legittimato a deliberare ma esautorato con un colpo di mano, il Consiglio comunale: organi ai quali viene ‘concesso’, a cose fatte, solo di leggere il provvedimento. Eppure il parere, preventivo, dei revisori dei conti è obbligatorio per legge e la sua mancanza non è sanabile.
Ma, come il Comune di Modica ormai da tempo ci ha abituati a prendere atto, le violazioni non finiscono qui. Quelle delle norme contabili non mancano mai e, anche in questo caso, sono causa di nullità. Ve ne sono almeno altre due: le transazioni citate rimandano l’impegno di spesa e di liquidazione delle somme ad atti successivi e, come se ciò non bastasse, quando formalizzano l’impegno accade che esso abbia ad oggetto una spesa di competenza del 2024 nell’esercizio autorizzatorio 2023. Ma una transazione ‘novativa’, come quelle in questione, deve confluire negli anni di riferimento secondo i principi contabili.
La somma impressionante di tante e tali violazioni non è casuale, né involontaria, né frutto di negligenza: spiegazione impossibile, a fronte di una reiterazione così continua e sfrontata. E’ piuttosto un metodo che consiste nel fare qualunque cosa il signorotto in sella comandi, contro e sopra la legge, e di fingere di mettere a posto le carte con arzigogoli fantasiosi: incombenza questa affidata ad uno stuolo di cortigiani, tutti allineati quale che sia il loro profilo, di amministratori, burocrati, dirigenti, funzionari o altro.
Riscossione dei tributi: i cittadini non dovranno più pagare al Comune
ma ad un’impresa privata: a vigilare ci sarà Tripoli, il commercialista di
Bagheria voluto da Ficano e ormai di casa a Palazzo San … Domenica
Intanto è appena partito il nuovo metodo di riscossione dei tributi affidato ad un’impresa esterna: ricordate la ‘gara fuorilegge’ denunciata in un articolo del 16 gennaio 2023 (leggibile attraverso il link di rimando alla fine)? Gara inizialmente del valore stimato di otto milioni di euro poi lievitato a € 9.357.680,00 (costo dell’appalto € 7.5550.000,00; Iva € 1.661.000,00, incentivo per le funzioni tecniche € 120.800,00, compensi per la commissione giudicatrice € 20.000,00, spese per la pubblicità € 5.000,00, contributo Anac € 880,00.
Con determinazione del 14 dicembre scorso la dirigente Maria Di Martino nomina il direttore esecutivo del contratto avente ad oggetto ‘il servizio in concessione di gestione, accertamento e riscossione ordinaria e coattiva delle entrate tributarie’. L’appalto è affidato, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e del migliore rapporto qualità-prezzo, per cinque anni all’impresa Creset spa – Crediti, servizi e tecnologie – che ha sede legale a Milano e base operativa a Lecco e fa parte del gruppo Fire del messinese Sergio Bommarito di cui diremo più avanti.
Se lettrici e lettori ricordano di questa gara, avranno ben presenti anche i singolari intrecci tra dirigenti in un gioco di scambio di ruoli di nominatori e nominati.
A quel ‘gioco di coppie’ o ‘scambi di gruppo’ c’è da aggiungere la nomina del 14 dicembre scorso con la quale la dirigente Di Martino sceglie, con affidamento diretto e senza alcuna procedura selettiva o di valutazione comparativa, il commercialista di Bagheria Piervincenzo Tripoli il quale, dall’avvento della commissaria Domenica Ficano il 10 giugno 2022, esercita anche a distanza un ruolo non secondario a palazzo San Domenico dove in effetti prima di lui ha messo piede la moglie, anche lei di Bagheria, su chiamata diretta e discrezionale della concittadina Ficano.
Il Comune di Modica pagherà a Tripoli, per i cinque anni dell’incarico di vigilanza sul contratto, la somma di € 125.000,00, ovvero 25 mila l’anno. Si tratta di una mera consulenza esterna che il commercialista potrà prestare all’occorrenza e a distanza e che consiste sulla carta nella tutela degli interessi del Comune nell’ambito dell’espletamento della riscossione dei tributi cui dovrà provvedere la Creset. Insomma non sarà necessario che Tripoli stia a Palazzo San Domenico, è sufficiente che sia disponibile, anche da Bagheria, se e quando serva: di sicuro c’è che il Comune dovrà versargli, ogni mese per cinque anni, la somma di € 2.083.333,33 come ad un dipendente qualunque.
Per giustificare la legittimità di tale figura di direttore dell’esecuzione del contratto che si aggiunge a quella del Rup, responsabile unico del procedimento, il Comune di Modica, con la determinazione dirigenziale citata, richiama il fatto che l’appalto superi la soglia di 500 mila euro: diversamente la nomina sarebbe vietata, ma rimane comunque una facoltà e non un obbligo.
Per giustificare anche la scelta, del tutto discrezionale, di un’assegnazione diretta dell’incarico, il Comune invoca il fatto che il compenso, di €125.000,00, sia inferiore alla soglia di € 140.00,00 fissato peraltro da una norma introdotta il 31 marzo dello scorso anno nel codice dei contratti pubblici, l’art. 50, c. 1, lett. b, del D.lgv 36/23 il quale consente <<l’affidamento diretto di servizi e forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria e architettura e l’attività di progettazione, di importo inferiore a 140.000 euro, anche senza consultazione di più operatori economici, assicurando che siano scelti soggetti in possesso di documentate esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali, anche individuati tra gli iscritti in elenchi o albi istituiti dalla stazione appaltante>>. Anche in questo caso nulla avrebbe impedito al Comune di scegliere per il meglio con una procedura trasparente basata sul merito ma è prevalsa la volontà dello scambio dentro la stessa compagnia di giro.
Per giustificare poi l’opzione dell’incarico esterno, l’ente dà atto di avere interpellato i propri dipendenti e di non avere ricevuto risposta. E così il 30 novembre scorso il Comune contatta Tripoli per conoscere la sua disponibilità e … fortuna vuole che il commercialista sia disponibile. Ecco quindi la nomina immediata a direttore dell’esecuzione dello stipulando contratto tra il Comune e la Creset, incarico affidato al professionista con la strana precisazione che <<per la professione esercitata non è richiesta l’iscrizione in apposito albo o elenco>> (non sembra questa la ratio delle norme invocate nella determinazione dirigenziale) e mediante <<la forma contrattuale della scrittura privata>>. E così ecco Maria Di Martino e Piervincenzo Tripoli sedersi ad un tavolo e sottoscrivere, lei per il Comune di Modica e lui per sé stesso, tale ‘scrittura privata’. In effetti poichè sul sito del Comune – opaco, ambiguo, fuorviante, privo di contenuti obbligatori per legge, tutt’altro che aggiornato e trasparente – l’atto emanato risulta ancora senza firma, possiamo solo immaginarla la scena descritta, ma nulla cambia se le firme sono state apposte in forma digitale o, in momenti diversi, a distanza; o non sono state neanche apposte e però il rapporto è ugualmente in atto, come si fa tra amici.
Con la nomina di Tripoli da parte di Di Martino un altro tassello
del gioco di scambio, di ruoli e di firma, tra burocrati e dirigenti
Per chi non avrà tempo o voglia di rileggere gli articoli precedenti ecco un breve accenno al singolare gioco di scambio, di ruolo e di firme nei più importanti atti amministrativi che investono la vita della città. E così risalterà ben chiaro l’intero puzzle quando vi avremo aggiunto quest’ultimo tassello della nomina di Tripoli, da parte di Di Martino, a direttore dell’esecuzione del contratto.
Tutto comincia, potremmo dire, quando Giampiero Bella, dal 2015 a fine gennaio 2024 segretario generale del Comune di Modica, nel suo ricchissimo carnet di collezionista di incarichi aggiunge, nel 2018, anche quello di segretario generale del Comune di Acate. Prima di descrivere il singolare scambio di ruoli che ne deriva, è utile un breve passo indietro. Quando Bella, il 22 ottobre 2015, si insedia a Modica si trova ad essere, contemporaneamente: segretario generale titolare del Comune di Modica; segretario generale titolare del Comune di Pozzallo; segretario generale reggente, da maggio 2015, del Comune di Chiaramonte Gulfi; segretario dal 9-9-2015 dell’Unione dei Comuni ‘Ibleide’; dirigente di vari servizi, aree e settori del Comune di Pozzallo; Rpct ovvero responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza del Comune di Modica; capo del servizio economico-finanziario del Comune di Modica. Incarichi che conserva a lungo tranne quello di responsabile anticorruzione a palazzo San Domenico che nel 2018 è costretto a lasciare quando si scopre che egli è imputato in due procedimenti penali: nel primo per abuso d’ufficio; nel secondo per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture: in questo processo è colpevole o innocente? Non lo sapremo mai perchè l’imputato Bella si prende la prescrizione e si sottrae al giudizio.
Torniamo quindi al Comune di Acate, nel 2018. Qui Bella si ritrova a fianco quale suo vice Maria Di Martino, mentre attende alle sue molteplici occupazioni da un comune all’altro, il più importante dei quali rimane quello di Modica. Dove, il 10 giugno 2022 come abbiamo visto, arriva da Bagheria, con i poteri del sindaco e della giunta, Domenica Ficano nominata tre giorni prima commissaria straordinaria, in seguito alle dimissioni del sindaco Ignazio Abbate. Al quale la fida funzionaria – a leggere firme, intrecci, posizioni d’ufficio e casualità parentali – si manifesta quasi come offerta in dote da Totò Cuffaro che in quel momento da mesi sta organizzando la sua squadra per il parlamento di sala d’Ercole e che di Abbate sarà il contractor elettorale per il collegio di Ragusa, anche se l’ex sindaco in quei giorni dice di appartenere solo all’Udc.
Da Abbate a Ficano la cui nomina porta le firme, per conto della Regione, del
genero e del fratello di Totò Cuffaro, contractor elettorale del futuro deputato
A firmare, per conto della Regione, il decreto di nomina di Ficano è l’assessore alle autonomie locali Marco Zambuto, con gli uffici del capo di gabinetto Silvio Cuffaro, fratello del più noto Totò. Citiamo tali dati per mero dovere di cronaca: parliamo di politica e di pubblica amministrazione e la parentela, si sa, non si sceglie. Qui peraltro non abbiamo solo quella di sangue, ma anche quella acquisita, la cosiddetta ‘affinità’ previo matrimonio o rapporti equivalenti, e anche su questo versante certe attrazioni sentimentali rivelano una predestinata coerenza intrinseca e naturale: Zambuto oggi è anche il genero di Totò Cuffaro come ha svelato il lungo scontro tra gli alleati interni di una delle liste in campo per le elezioni europee, lista di cui dovrebbe far parte Italia Viva di Renzi in accordo con Cuffaro per conto del quale (almeno fino ai mal di pancia della scorsa settimana) si sarebbe candidato proprio Zambuto che, con Matteo Renzi all’apice, aveva lasciato l’Udc ed era diventato anche presidente del Pd siciliano, salvo poi pentirsi e fiondarsi ad Arcore da Berlusconi per chiedere e trovare subito asilo in Forza Italia. Tornato nel campo del centrodestra il suo approdo successivo è nei lidi centristi.
Dunque Di Martino nel piccolo ma importante Comune di Acate si ritrova gomito a gomito con Bella e questi a Modica è il sommo e collaudato garante del ‘Sistema-Abbate’. Quando Abbate deve, in apparenza, lasciare per espandere il proprio potere a Palermo e dirigere a distanza l’amministrazione di Modica, nell’immediato può contare sui servigi di Ficano e, in seguito senza soluzione di continuità, su quelli della sindaca da lui prescelta, Monisteri. Durante i dodici mesi di interregno commissariale, dal 10 giugno ’22 al 5 giugno ’23, a palazzo San Domenico si materializza una sorta di gemellaggio con Bagheria che mette a disposizione della città della contea – evidentemente priva, anche nel suo circondario provinciale, di commercialisti – la coppia di coniugi Sciortino-Tripoli che sono anche colleghi di professione.
La prima, Adriana Sciortino, viene nominata dalla concittadina Ficano ‘esperta’ del Comune di Modica per quattro mesi a due mila euro al mese da settembre a dicembre ’22. A gennaio ’23 invece lo stesso incarico di esperta, ma per mille euro al mese, viene conferito a Maria Di Martino che però è anche dipendente del Comune di Acate dove da cinque anni lavora a fianco di Bella. Non per questo però il filo tra Modica e Bagheria si spezza. Anzi.
Ci pensa la bagherese Ficano sotto i cui poteri riuniti di sindaco e giunta il Comune di Modica, con determinazione dirigenziale, accoglie una proposta casualmente presentata da un commercialista il quale, casualmente, è di Bagheria e, altrettanto casualmente, è il marito della collega Sciortino che Ficano, casualmente di Bagheria, ha voluto come propria esperta a distanza, visto che il suo unico obbligo è stato quello di presentarsi a Modica una volta la settimana, in pratica come la commissaria.
E così l’11 ottobre ’22, mentre Sciortino viene pagata dal Comune di Modica, il marito riceve l’incarico dallo stesso Comune di <<prestare il proprio supporto specialistico in materia di entrate tributarie, extratributarie e patrimoniali, comprese le attività per l’affidamento in concessione della riscossione con gara ad evidenza pubblica>>. Il supporto prestato dura dodici mesi, costa al Comune € 30.500 e produce la gara per la riscossione dei tributi, una gara da noi definita ‘fuorilegge’ per le gravi violazioni segnalate, poi solo in parte neutralizzate perché alcune, come la mancata copertura finanziaria, permangono. Tra le violazioni della prima ora, come da noi subito segnalato, la più grave, poi superata con l’indizione della gara europea, riguardava la scelta del percorso imboccato con l’avviso per l’acquisizione di manifestazioni d’interesse: sconcertante!
Dunque riprendendo il filo, mettiamo in sequenza i nomi da tenere presenti: Abbate ovviamente, Bella, Ficano, Sciortino, Tripoli, Di Martino.
Della scelta, del tutto immotivata e arbitraria, della coppia di Bagheria nei vari incarichi, abbiamo già detto. Basti ricordare che la ‘Tripoli&Partners Consulting’ di Piervincenzo Tripoli è una ditta individuale, priva perfino di un sito elementare che possa illustrare in modo visibile e tracciabile l’offerta dei propri servizi. E’ la ditta nella quale Adriana Sciortino consegue il suo primo impiego da commercialista. Per il resto, quando i due coniugi vengono prescelti come grandi esperti dal Comune di Modica, hanno avuto incarichi solo in piccoli comuni del Palermitano, spesso sulla scia di quelli della segretaria Ficano che evidentemente apprezza i loro servigi al punto da non poterne fare a meno, dovunque lei vada. Non è un caso che una delle ultime occupazioni di Tripoli prima dell’arrivo a Modica sia quella di dipendente come ragioniere, per un anno, del Comune di Bolognetta, piccolo centro di 4 mila abitanti vicino Bagheria, al tempo in cui Ficano ne è segretaria. Anche in questo caso quel Comune ingaggia entrambi i coniugi. Comincia anche questa volta con Sciortino, con contratto da 12 mesi per 24 ore settimanali, ma cinque mesi dopo l’incarico decade a seguito della dichiarazione di dissesto finanziario dell’ente. In forza della stessa graduatoria Sciortino viene in seguito richiamata ma rifiuta e il posto tocca al marito. Poco tempo dopo, potendo fregiarsi di siffatte referenze, ecco la coppia al servizio della Città di Modica quando, con decreto dell’allora assessore Zambuto, che come abbiamo visto può contare sui servigi di Silvio Cuffaro capo di gabinetto, Domenica Ficano è nominata commissaria.
Il 7 aprile ’23, in prossimità della scadenza del proprio incarico, Ficano indice una selezione per l’assunzione di tre dirigenti e nomina la commissione giudicatrice: sceglie il sempre prono Bella come presidente e mette tra i componenti il concittadino Tripoli il quale nel frattempo lavora come consulente con compenso di € 25.000 + iva, alla gara per la riscossione dei tributi, la famosa gara fuorilegge. Qui una domanada s’impone: ma i dipendenti comunali cosa fanno, visto che abbondano i titolari di posizione organizzativa, oggi Eq – incarichi di elevata qualificazione – prescelti da Abbate secondo il criterio di un solo requisito, quello della fedeltà, preteso evidentemente in forma così sovrabbondante da non lasciare spazio nei ‘malcapitati’ neanche ad un briciolo di altre doti, di competenza, moralità, rispetto di legalità negli atti, adempimento dei doveri propri di una pubblica amministrazione?
Abbiamo già detto di tale procedura di selezione di dirigenti e dell’assunzione, illegittima, dei tre vincitori. Uno di questi, per il settore amministrativo e finanziario, è Maria Di Martino la quale, in quel momento, viene dichiarata vincitrice dal presidente di commissione, che è anche il suo capo e collega amico – lui segretario comunale, lei vice – nel Comune di Acate di cui è dipendente. Quando il 27 novembre ’23 Di Martino si dimette dal Comune di Acate (dimissioni efficaci l’11 dicembre) perché assunta sei mesi prima, il 5 giugno ’23, dal Comune di Modica, l’incarico di responsabile di ragioneria nel centro ipparino passa nelle mani di Bella che lo aggiunge a tutti gli altri. A sua volta Di Martino, a Modica, nell’incarico di dirigente del secondo settore, finanziario e tributi, subentra proprio a Bella che, pur essendo anche segretario e perciò supervisore dei dirigenti, lo ha retto per otto anni.
Appena un mese e mezzo dopo l’immissione in servizio a palazzo San Domenico, Di Martino, dovendo portare a termine il dossier sulla gara per la riscossione dei tributi, il 19 luglio 2023 nomina la commissione giudicatrice decidendo di presiederla lei stessa e di chiamare a farne parte Bella e uno dei dirigenti assunti (perchè dichiarati vincitori dalla commissione presieduta da Bella) insieme a lei, Francesco Paolino; inoltre nomina consulente della commissione stessa per l’espletamento della gara Tripoli il quale risulta così il primattore in tutte le operazioni che porteranno all’aggiudicazione, lungo un percorso costruito secondo una regìa, un copione e una sceneggiatura che in qualche caso gli atti documentali passati in rassegna possono aiutare a svelare.
A gennaio scorso, l’ultimo atto della serie. Tripoli, che prima ha preparato la gara e poi ne ha accompagnato l’aggiudicazione, ora diventa anche il direttore dell’esecuzione del contratto, cioè colui che dovrebbe ‘fare le pulci’ all’impresa che egli stesso ha prescelto o concorso a scegliere. Ad affidargli questo incarico è, nuovamente, la dirigente Di Martino. Colei che è stata giudicata vincitrice dalla commissione, presieduta da Bella per anni suo capo e al suo fianco nel Comune di Acate, e della quale proprio Tripoli faceva parte.
La Creset spa del messinese Bommarito: ecco chi è, da dove viene, cosa fa,
come è stata scelta, quanto costa ai cittadini e cosa ci si può aspettare
Per la cronaca l’assegnazione alla Creset spa avviene, ad ottobre ’23 con aggiudicazione provvisoria divenuta definitiva il 29 dicembre successivo, all’esito di una gara tra otto concorrenti, due dei quali non ammessi. Tra i sei rimasti in corsa la Creset risulta la prima per il punteggio complessivo dato dalla sommatoria delle valutazioni, nei sei servizi in gara delle offerte tecniche e di quelle economiche. I sei servizi sono i seguenti: 1) Gestione e riscossione ordinaria Imu, l’imposta municipale propria dovuta per il possesso di fabbricati; 2) Gestione e riscossione ordinaria Tari, la tassa sui rifiuti; 3) Gestione e riscossione ordinaria Cup, il canone unico patrimoniale di concessione, autorizzazione e/o esposizione pubblicitaria; 4) accertamento e riscossione coattiva violazioni Imu, Tari, Cup, Ids (imposta di soggiorno), Cds (codice della strada); 5) riscossione coattiva entrate già accertate; 6) riscossione e gestione ordinaria dell’imposta di soggiorno.
In effetti Creset viene premiata dalla somma delle due distinte offerte, tecnica ed economica, ma non è prima in nessuna delle due categorie: infatti è seconda nelle offerte tecniche, dietro la Rti Geset spa; e addirittura terza in quelle economiche dietro a Pubbliservizi srl e a Soget spa. Nella graduatoria complessiva Creset vince di poco, meno di due punti sulla seconda, con 74,082 punti, superando nell’ordine: Rti Geset spa (72,273), Pubbliservizi srl (70,778), Soget spa (69,462), Rti Maggioli tributi spa (64,704) e Credit Network e finance spa (59,783).
Le offerte sono dettagliate nelle sei distinte tipologie di servizi elencati di riscossione. In proposito Creset, quanto all’offerta economica nei sei servizi, risulta la più vantaggiosa per il Comune di Modica solo nella prima tipologia, quella della gestione e riscossione ordinaria dell’Imu. Infatti è solo prima ex aequo con offerta identica a quella di ben tre delle altre cinque imprese concorrenti nella terza tipologia (gestione e riscossione ordinaria del Cup) e nella sesta (riscossione e gestione ordinaria dell’imposta di soggiorno); prima ex aequo con lo stesso punteggio di due delle altre cinque imprese concorrenti nella quinta categoria di prestazioni, quella della riscossione coattiva delle entrate già accertate. Creset risulta invece seconda nella quarta sezione di tributi (accertamento e riscossione coattiva per violazioni Imu, Tari, Cup, Ids, Cds) e addirittura quarta, su sei concorrenti, nella sezione riguardante la gestione e riscossione ordinaria della Tari, la tassa sui rifiuti che è un pilastro dell’intero sistema di riscossione.
Per la cronaca Creset, nata nel 2006 dal trasferimento del ramo della fiscalità locale della Rileno spa società concessionaria del servizio nazionale di riscossione tributi per le province di Como e Lecco, è una società per azioni con socio unico e capitale sociale di € 5.720.000,00 facente parte del gruppo Fire.
Secondo le visure camerali disponibili, l’azienda nel 2024 dichiara 75 dipendenti, un fatturato nel 2022 di sei milioni di euro (6.141.294,00) e vede nel Consiglio d’amministrazione, affiancato al figlio Antonio, il messinese Sergio Bommarito fondatore e patron dell’intero gruppo Fire.
Fonti documentali disponibili segnalano sul suo conto precedenti incarichi, fino al 31 marzo 2019, nella Banca di credito peloritano, sanzionata da Bankitalia per irregolarità contestate ai componenti ed ex componenti del Cda e del collegio sindacale. Sergio Bommarito, ex amministratore, nell’occasione fa ricorso alla Corte d’Appello contro il provvedimento di Bankitalia emesso per le <<carenze nell’organizzazione e nei controlli interni, con particolare riferimento al processo del credito da parte dei componenti ed ex componenti del Consiglio di amministrazione e del Direttore generale>>.
Nel triennio 2018-2021 il commercialista siciliano è componente esterno del Consiglio d’amministrazione dell’Università di Messina sotto la gestione del rettore Salvatore Cuzzocrea, costretto alle dimissioni il 9 ottobre scorso dal clamore dello scandalo per i rimborsi spesa, figlio d‘arte in tutto, sia nella carica ricoperta che nelle modalità d’uscita. Il padre Dino Cuzzocrea, anch’egli rettore dell’ateneo, nel 1998 si ritrova al centro di uno scandalo quando le indagini sull’omicidio di un docente dell’Università, Matteo Bottari suo pupillo, svela un sistema di governo della città affaristico-politico-mafioso avente nell’ateneo e nei suoi appalti da 250 miliardi di lire il suo perno: è ciò che la Commissione parlamentare antimafia sbarcata sullo stretto definisce, con le parole di Nichy Vendola, “un verminaio”. Costretto a dimettersi e poi rieletto, infine Cuzzocrea senior deve abbandonare una seconda volta, accusato di avere simulato il furto della sua auto e falsificato lettere minatorie da lui denunciate.
Tornando ad uno dei fatti oggetto di questo articolo, è novità assoluta per Modica la riscossione dei tributi affidata non più al personale del Comune ma ad un’impresa esterna, naturalmente interessata a massimizzare i ricavi e magari a doverlo fare con una certa approssimazione per lo stato disastroso in cui l’ente tiene gli archivi e la documentazione delle poste dei contribuenti. Solo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi la città saprà se l’obiettivo giusto di eliminare l’evasione tributaria comporterà anche un prezzo ingiusto in danno di contribuenti adempienti ma che, nel disordine documentale esistente, rischiano di essere indebitamente disturbati, molestati, vessati, perseguitati.
Il Comune si attende 23 milioni di euro di tributi in cinque anni. Più di cinque andranno all’impresa della riscossione, un costo aggiuntivo per i cittadini
Il valore dell’appalto affidato alla Creset è, complessivamente nei cinque anni, di € 5.091.696,20 (€ 4.031.605,34 oltre iva, spese e oneri aggiuntivi compreso quello dell’assunzione di Tripoli per 125 mila euro) a fronte dell’importo base stimato in € 9.357.680,00 (€ 7.550.000,00 + iva e spese): la differenza è data dall’offerta sulla riduzione degli aggi che, nella formulazione di partenza del Comune di Modica, erano stimati nel 3% sulla riscossione ordinaria di Imu, Cup e Is, nel 5% di quello della Tari, nel 20% sulla riscossione coattiva e nel 10% su quella coattiva pregressa. Il ribasso offerto dall’impresa aggiudicataria, limitatamente alle voci di maggiore gettito, è del 36% sull’Imu e del 41% sulla Tari e sulla riscossione coattiva che sarà avviata.
Leggendo il capitolato, il disciplinare e i vari documenti allegati si evince che il Comune di Modica prevede di incassare dalla riscossione ordinaria in cinque anni 18 milioni di euro: 11 milioni di Imu, 6 milioni 685 mila euro di Tari, 180 mila euro di Cup (canone patrimoniale unico per la pubblicità) e 150 mila euro di imposta di soggiorno. Altri 3 milioni e 350 mila euro sono attesi a palazzo San Domenico da quella coattiva e, ancora, un altro milione e mezzo da quella coattiva pregressa che ora passa nelle mani della Creset e dal canone idrico. Il compenso complessivo stimato all’origine per la concessionaria è di 7 milioni 550 mila euro: ovvero 650 mila euro annui per la sola riscossione ordinaria, quindi 3 milioni e 400 mila euro nel quinquennio; quasi altrettanti per la nuova riscossione coattiva che prevede incassi per 3 milioni 350 mila euro annuo e un aggio del 20% che nei cinque anni riproduce ovviamente la stessa cifra complessiva; infine 750 mila euro per l’aggio sulla riscossione pregressa e altrettanti sui canoni idrici. Tirando le somme il Comune conta di incassare in cinque anni € 22.850.000,00 di cui un terzo destinati alla concessionaria. In virtù del ribasso d’asta, del 36% e 41% sulle fonti di maggiore gettito, tale somma di € 7.550.000,00 scende però a poco più di cinque milioni. Ovviamente bisognerà vedere se, alla prova dei fatti, questo ricavo di oltre cinque milioni e mezzo l’anno per il Comune ci sarà veramente.
Oltre a scoprire quale sarà l’esito per le casse comunali di questa fase nuova, senza precedenti, della riscossione, l’attenzione della città sarà rivolta ovviamente anche alla qualità del servizio. In proposito il capitolato e il disciplinare sono un corposo documento scritto in grigio ‘burocratese’, prelevato in ‘copia e incolla’ da esperienze lontane. Al di là di questo tipo di approccio non emerge nulla in difesa della platea dei contribuenti e del loro diritto ad un adempimento semplice, chiaro, trasparente, agevole e, per quanti si vedranno contestare mancati pagamenti, l’analogo diritto a conoscere, verificare, controdedurre, reclamare, disporre in modo agevole e immediato della documentazione e delle spiegazioni necessarie.
In un passaggio del capitolato si legge che il Comune <<tra le azioni esecutive privilegia i pignoramenti presso terzi e le procedure cautelari>>: insomma stipendi e conti correnti anziché beni del debitore. In un altro si legge che Creset dovrà allestire in locali comunali un ufficio aperto al pubblico almeno venti ore la settimana e con almeno nove postazioni funzionali alla trattazione dei diversi tributi, tra i quali ovviamente Imu e Tari hanno un peso preponderante in quanto riguardano la quasi totalità degli abitanti.
Intanto, a più breve scadenza, sappiamo che la Creset spa a sua volta stima di percepire un aggio nel 2024, anno nel quale l’attività di fatto è appena iniziata, di € 450.000,00, un costo ovviamente a carico dei contribuenti, visto che il Comune ha deciso, con delibera del Consiglio comunale del 20 luglio 2021 e con gli atti successivi, di sottrarre il servizio alla competenza dei propri uffici e, in ultimo con l’aggiudicazione definitiva disposta il 29 dicembre 2023, di affidarlo ad un’impresa selezionata attraverso la gara.
E’ infatti di € 450.000 + iva, quindi € 549.000, l’importo impegnato per l’anno ’24, come al solito in violazione delle norme di competenza finanziaria le quali obbligano l’ente pubblico a ‘prenotare’ le somme già al momento dell’indizione della gara: lo impone il punto 5.4.11 del principio contabile applicato concernente la contabilità finanziaria, di cui all’allegato 4/2 del d.lgs. n. 118 del 2011.
Si tratta di obblighi di trasparenza, di regolarità contabile e di correttezza documentale. La loro metodica violazione può essere spiegata solo con la precisa volontà di preferire – per motivi e interessi oscuri (o forse chiarissimi) – opacità, disordine, interposizione di uno spazio arbitrario di fuga dalla verificabilità degli atti. Peraltro senza prenotazione non è possibile procedere alla costituzione del fondo pluriennale vincolato in assenza di impegni imputati nelle scritture contabili degli esercizi successivi. Che è esattamente la situazione in cui sceglie da tempo di stare il Comune di Modica il quale, in ogni atto, come in questo riguardante l’erogazione dell’aggio alla Creset, rimanda a future disposizioni che invece avrebbe l’obbligo di fissare nero su bianco all’inizio del procedimento di spesa che infatti comincia proprio con la ‘prenotazione’. A Palazzo San Domenico, ‘zona franca’, viene scientementee regolarmente sabotato, allontanato o eluso il processo di trasparente e doverosa documentazione e, quando bisogna per forza, al fine di consentire il pagamento, lasciare qualche traccia documentale, si continua a violare le norme, per esempio rinviando a futuri, generici e indeterminati atti di spesa che invece dovrebbero tutti essere indicati all’inizio, nella cifra complessiva e con indicazione delle frazioni da imputare ai vari bilanci successivi.
Ecco le norme di buona amministrazione e di correttezza contabile
che il Comune di Modica viola sistematicamente e ‘regolarmente’
Le norme sono chiarissime. In questo paragrafo, compendio di norme e di principi di correttezza contabile sanciti dalla giurisprudenza – che chi non fosse interessato può saltare – ne diamo una sommaria illustrazione.
Il principio contabile 5.1 dispone: <<Ogni procedimento amministrativo che comporta spesa deve trovare, fin dall’avvio, la relativa attestazione di copertura finanziaria ed essere prenotato nelle scritture contabili dell’esercizio individuato nel provvedimento che ha originato il procedimento di spesa>>. La norma serve ad evitare l’insorgenza di debiti fuori bilancio che invece è la specialità del Comune di Modica, non perchè abbia la sfortuna di incapparvi, ma, proprio perchè, deliberatamente e sistematicamente, opera – in violazione della norma a questo fine preposta – proprio per nascondere i debiti, per rimandarne il più possibile la comparizione documentale e, quindi, per relegarli fuori bilancio.
Ovvio che un procedimento avviato possa venir meno senza comportare atti di spesa, ma proprio per questo le norme dettate dal principio contabile in oggetto sono precise: <<Alla fine dell’esercizio, le prenotazioni alle quali non hanno fatto seguito obbligazioni giuridicamente perfezionate e scadute sono cancellate quali economie di bilancio>>. E’ questo il passaggio fondamentale – chiariscono dottrina, giurisprudenza e tutti i manuali di buona amministrazione – che deve essere presidiato dal Responsabile unico del procedimento, in particolare negli acquisiti di beni e servizi, e su cui si esplica la necessaria funzione di controllo e correlata responsabilità del
responsabile dei servizi finanziari, a pena di grave errore tecnico.
<<Con la prenotazione della spesa il Rup “blinda”, con conseguente apposizione del vincolo provvisorio, una determinata risorsa finanziaria assegnata e solamente l’impegno di spesa conseguente al perfezionamento dell’obbligazione giuridica consente, ed autorizza, il responsabile del servizio finanziario alla conseguente registrazione ed imputazione nell’esercizio interessato. Se l’obbligazione giuridica non viene perfezionata la prenotazione decade e la somma provvisoriamente blindata non rimane appesa al bilancio ma costituisce economia per confluire nell’avanzo>>.
La determinazione di aggiudicazione alla Creset, così come quella di indizione della gara per la diversa somma assunta a base, avrebbe dovuto riportare l’impegno in quanto si è in presenza di obbligazione giuridicamente perfezionata. ai sensi dell’art.183 comma 1 del Testo unico Enti locali: fin dall’inizio del procedimento è determinata la somma da pagare, determinato il soggetto creditore, indicata la ragione e viene costituito il vincolo sulle previsioni di bilancio nell’ambito della disponibilità finanziaria accertata. Da ciò deriva la funzione, preziosa e decisiva per la veridicità dei bilanci, del fondo pluriennale vincolato che è <<un saldo finanziario, costituito da risorse già accertate destinate al finanziamento di obbligazioni passive dell’ente già impegnate, ma esigibili in esercizi successivi a quello in cui è accertata l’entrata … garantisce la copertura di spese imputate agli esercizi successivi a quello in corso … nasce dall’esigenza di applicare il principio della competenza finanziaria di cui all’allegato 1, e rendere evidente la distanza temporale intercorrente tra l’acquisizione dei finanziamenti e l’effettivo impiego di tali risorse…>>. E ancora: <<l’efficace avvio della cosiddetta contabilità armonizzata, introdotta dal Decreto Legislativo n. 118/2011, presuppone, oltre che una corretta rappresentazione dei residui attivi e passivi secondo le regole della “competenza finanziaria potenziata”, la puntuale e veritiera stima di nuove grandezze – quali il Fondo Pluriennale Vincolato (FPV) e il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE) – che incidono sulla quantificazione e sulla rappresentazione del risultato di amministrazione: è quanto ribadito dalla Corte dei conti …nella delib. n. 84/2022/… In particolare, in presenza di una differenza temporale tra l’accertamento dell’entrata e l’imputazione della spesa, che risulta esigibile dall’esercizio successivo a quello in cui è stata accertata l’entrata in parola, è possibile garantire la copertura finanziaria delle spese future attraverso l’istituto contabile del fondo pluriennale vincolato (FPV). Il fondo è alimentato dall’accertamento di entrate di competenza finanziaria di un esercizio, destinate a dare la copertura a spese impegnate nel medesimo esercizio in cui è stato effettuato l’accertamento, ma imputate negli esercizi successivi: per verificare la corretta determinazione del fondo, dunque, risulta di evidente importanza disporre dei “cronoprogrammi” che regoleranno le spese di investimento. Inoltre, l’art. 183, comma 3, del TUEL (Decreto Legislativo n. 267/2000) stabilisce che si possono finanziare con il FPV tutte le spese degli esercizi successivi relative ad investimenti per lavori pubblici solo a seguito di gara formalmente indetta, con aggiudicazione definitiva entro l’esercizio successivo… Il FPV iscritto nella parte entrata, sia di parte corrente che in conto capitale, è determinato dalla somma delle risorse accantonate nei singoli programmi nella parte spesa del bilancio dell’esercizio precedente; invero, le scritture contabili in punto di FPV devono esporre una esatta corrispondenza e una continuità di valori. Durante la gestione, sulla base dei risultati di bilancio a rendiconto, viene definito l’ammontare del FPV da contabilizzare nella parte entrata del primo esercizio del bilancio di previsione e degli impegni assunti negli esercizi precedenti con imputazione agli esercizi successivi, di cui il FPV di entrata rappresenta la relativa copertura… Arrivando alla fase della rendicontazione, il fondo in discorso viene determinato a seguito del riaccertamento ordinario dei residui e non si crea se le spese degli esercizi successivi per cui è stato accantonato non sono state impegnate; in questo caso tali risorse confluiranno nell’avanzo di amministrazione, parte vincolata… L’Ente deve essere in grado di stabilire la composizione del FPV e le relative fonti che lo alimentano, distinte tra quote di parte corrente e di parte capitale. Infatti, al rendiconto deve essere allegato un apposito prospetto che evidenzi la corrispondenza tra l’importo definitivo degli stanziamenti di spesa riguardanti il fondo e gli impegni assunti con imputazione agli esercizi successivi, con distinzione della quota di parte corrente e di parte capitale e tenuto conto delle eccezioni previste per le procedure in corso per l’affidamento dei lavori. È appena il caso di osservare che, in base al principio della competenza finanziaria potenziata, il FPV rappresenta uno strumento di programmazione e previsione delle
spese correnti e di investimento, al fine di evidenziare, con trasparenza e attendibilità,
il procedimento di impiego delle risorse che involgono un periodo di tempo che supera l’esercizio di competenza. Nello specifico giova ricordare, con riguardo alle spese di investimento, che la programmazione e la previsione delle opere pubbliche è fondata sul programma triennale con relativo elenco annuale, e in base alla normativa vigente, si prevede anche la redazione di un apposito cronoprogramma per ciascuna spesa di investimento inclusa nella programmazione.
Qualora nel corso della gestione dell’esercizio, e dei successivi, l’andamento dello stato di avanzamento dei lavori fosse differente rispetto a quello previsto nel crono- programma, sarà necessario aggiornarlo, adottando le correlate variazioni al bilancio di previsione, al fondo pluriennale vincolato connesso all’investimento con reimputazione degli impegni assunti in misura differente rispetto alle previsioni contenute nel cronoprogramma aggiornato.
Si evidenzia, inoltre, che tali variazioni devono riguardare gli stanziamenti di tutti gli
esercizi considerati nel bilancio di previsione a scorrimento e le reimputazioni devono
involgere tutti gli esercizi considerati nel cronoprogramma.. Il FPV è uno strumento
fondamentale per il rafforzamento della funzione programmatoria e ciò rende necessario che lo stesso sia finanziato da entrate regolarmente accertate e imputate in applicazione del principio di competenza finanziaria potenziata. In armonia con tale assunto, la Corte Costituzionale ha recentemente sottolineato che i cespiti inerenti al FPV, se legittimamente accertati, costituiscono fonti sicure di copertura di spese già programmate e avviate: per tale motivo, i risparmi che sono
confluiti nel fondo sono pienamente utilizzabili dagli enti locali, ferma restando la
vigilanza sulla corretta destinazione del FPV medesimo>>.
Se si leggono le norme vigenti, anche nel territorio comunale di Modica che non è una Repubblica autonoma, e poi si guarda anche solo un centesimo delle violazioni sistematiche compiute dall’ente, si rimane basiti. Eppure questo andazzo prosegue senza che alcuna delle istituzioni di garanzia – dell’ordine legislativo, amministrativo o giudiziario – faccia nulla per arrestare un fenomeno totalmente in contrasto con le leggi vigenti poste a tutela dell’interesse generale della collettività.
Situazione finanziaria sempre molto critica. Il ripiano del disavanzo,
oltre ottanta milioni di euro, compiuto con l’ennesima violazione di legge
In tema di finanze comunali, anche al di fuori del fenomeno descritto ma certo anche a causa di esso, la situazione dell’ente rimane sempre molto critica. Dopo avere approvato il 10 gennaio scorso, con oltre due anni di ritardo, il rendiconto del 2021 – un rendiconto non veritiero come contestato dal Collegio dei revisori che ha espresso parere negativo – il Consiglio comunale di recente ha deliberato il ripiano del disavanzo pari a € 81.171.431,70, cifra superiore di quasi otto milioni a quella del precedente anno 2020. In proposito va registrato il parere, questa volta favorevole, del Collegio dei revisori: strano, perchè è difficile comprendere come da un rendiconto non veritiero, possa scaturire, proprio sulle stesse poste, un ripiano veritiero.
Inoltre, nell’approvare questo provvedimento, anche per altri aspetti il Comune non riesce a non violare in modo palese i più elementari principi contabili dettati dalle norme vigenti, come quello che impone il ripiano entro i tre esercizi propri del bilancio di previsione o, in ogni caso, entro la consiliatura quando questa cessa prima. Invece il fantasioso ripiano appena approntato dal Comune di Modica limita a 32 milioni di euro la cifra ricadente nel periodo di legge e lascia fuori, rinviandola contra legem ad esercizi futuri, la rimanente somma di 49 milioni di euro. Corretto invece, perché ammesso dalle norme, il ripiano in dieci anni della sola quota, 33 milioni di euro, derivante da anticipazione di liquidità dell’anno ’21. La parte restante, di 48 milioni di euro, andava ripianata interamente entro l’anno 2024.
Leggendo gli atti adottati dal Comune – la delibera finale del consiglio, ma anche quella di giunta e le determinazioni dei dirigenti dell’8 e 9 febbraio 2024 – risulta sorprendente come siano continuamente ignorate precise norme di legge, in questo caso quella contenuta nel decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 7 settembre 2020 che espressamente stabilisce che <<ove la consiliatura dovesse avere scadenza precedente rispetto agli esercizi compresi nel bilancio di previsione, il disavanzo deve essere recuperato entro il più breve termine della consiliatura>>. Più chiara la norma non potrebbe essere. Eppure a palazzo San Domenico la piegano alle esigenze di debitori compulsivi e la ribaltano in qualcosa di totalmente diverso, e così il termine massimo in assoluto dei tre anni (che si accorcia nel caso in cui la consiliatura si concluda prima) diventa il termine ‘minimo’ che si allunga, come nel nostro caso, qualora la consiliatura si concluda dopo. E a sostegno della bizzarra impostazione viene citata una delibera della Corte dei Conti del 2016: peccato che sia precedente la nuova normativa introdotta nel 2020 e ignorata.
E così il Decreto del Mef del 2020 sparisce nel cielo del Comune di Modica dove un esercito di burocrati e funzionari ‘indipendenti dalle leggi’ ma ‘dipendenti’ da qualcun’altro o da qualcos’altro, sceglie la norma più adatta, anche se inesistente o superata, ai bisogni di chi tutto può e tutto comanda. In proposito risulta veramente difficile spiegare come dirigenti, giunta, consiglio comunale e la nuova segretaria generale Maria Grazia d’Erba subentrata a Giampiero Bella possano ignorare, o eludere e quindi violare, norme così precise.
Peraltro la Corte dei Conti, in una delle sue tante sentenze, a proposito di questa norma del 2020 rileva che essa <<creando uno stretto vincolo tra il termine del recupero del disavanzo e la durata della consiliatura in carica al momento della sua emersione si pone in linea con la più recente giurisprudenza della Corte costituzionale, che ha in più circostanze messo in luce come il rientro da qualsivoglia disavanzo debba avvenire nel rispetto dei principi di sana gestione finanziaria, di responsabilità di mandato e di equità intergenerazionale>>. Ancora la Corte dei conti chiarisce che la nuova norma, emanata in funzione di interpretazione autentica, debba essere intesa in un solo modo: <<ai fini del ripiano del disavanzo di amministrazione “il vincolo della durata residua della consiliatura prevalga sul limite massimo della programmazione triennale del bilancio di previsione solo se inferiore a quest’ultimo”>>.
Insomma, la durata massima è quella dei tre esercizi e può solo essere abbreviata dalla fine della consiliatura, scadenza temporale che invece in nessun caso può operare al contrario per dilatare il termine.
Peraltro tutti questi atti, nulli e inefficaci – dalle transazioni, all’indizione di gare d’appalto, alle assegnazioni di servizi anche per cifre milionarie – sono prodotti da organi privi di legittimazione e perciò abusivi: la Giunta quando adotta atti di competenza del Consiglio; i dirigenti – tutti e tre – perchè assunti illegittimamente, per la mancata approvazione dei bilanci, e perchè inadempienti rispetto agli obblighi preliminarmente vincolanti per l’esercizio delle funzioni. Violazioni e inadempienze il cui superamento, se e quando dovesse avvenire, non sanerebbe gli atti prodotti in precedenza ma, come abbiamo ampiamente documentato in uno degli articoli precedenti, legittimerebbe solo quelli futuri.
Questa è la situazione della massima istituzione pubblica locale che esercita inevitabilmente grande peso sulla vita della città. Il ‘Sistema’ che da un decennio determina questo stato di cose fa capo all’ex sindaco Abbate, da settembre ’22 deputato all’Ars e capo in provincia di Ragusa del partito cui aderisce, la Dc di Cuffaro. Ancora un anno e mezzo fa Abbate giurava di non avere nulla a che fare con quel partito con il quale era in relazione, lui appartenente all’Udc, per ‘mero accordo tecnico’. Il recente congresso provinciale ibleo di questa ‘Nuova Dc’, rifondata a propria immagine e somiglianza da un pregiudicato per favoreggiamento della mafia, in proposito ha chiarito molte cose.
La prova di forza nell’immagine del congresso provinciale Dc, al ‘Don Chisciotte’,
nome suggestivo ma luogo di tutt’altre figure dell’Hidalgo de La Mancha
Il congresso si è tenuto il 4 febbraio scorso a Modica, al ‘Don Chisciotte’, un gradevole hotel immerso nella campagna modicana il cui nome richiama un’icona della letteratura mondiale. Don Chisciotte della Mancia è il personaggio creato, oltre quattro secoli fa da Miguel de Cervantes in quello che rimane il progenitore del romanzo moderno ed uno dei più importanti della narrativa mondiale di ogni tempo, per restaurare la giustizia e picconare il vecchio mondo di un’aristocrazia egoista, oppressiva, parassita e cialtrona, inadeguata ai tempi, in una Spagna che in quegli anni governava la Contea e la città di Modica. Era il tempo degli Henriquez Cabrera, del Conte vicerè di Sicilia a capo del più grande feudo del Sud, Regnum in Regno: gli anni in cui il romanzo fu pubblicato, in due parti nel 1605 e 1615, sono quelli della contessa reggente Vittoria Colonna de Cabrera, in carica dal 1600 quando muore il marito Luis Henriquez de Cabrera al 1617 quando il figlio Juan Alfonso, divenuto maggiorenne, può assumere i titoli di Conte di Modica e vicerè di Sicilia e di Napoli.
Oltre quattro secoli dopo Modica ha un altro governo e un altro assetto di potere che il salone dell’hotel Don Chisciotte in quello scatto di una domenica di febbraio ben rappresenta. Da Agrigento, Palermo e altri luoghi, eccoli a Modica in prima linea e al tavolo di presidenza Cuffaro e gli uomini e le donne a lui più vicine, e perciò nel board del partito da lui allestito, il partito che, riuscendo a rimanere serio, chiama Dc.
Ad accogliere questa decina di luogotenenti del Totò di Raffadali, sopra tutti l’Abbate del nuovo contado sospinto da un migliaio di fedelissimi: non sappiamo quanto nell’intimo dell’animo ‘fedeli’ ma, di certo, decisi e sicuri di non potere mancare all’evento. Queste sono le truppe con cui Abbate punta ad insediare ed espandere il suo potere capillare ben oltre la città, in tutti i territori di quella che fu la Contea e, più di recente la Provincia e, infine, il Libero consorzio dei comuni. Costituendo i numerosi organismi e dipartimenti di partito può dare plastica visibilità della propria forza in ogni centro grande o piccolo, frazione o quartiere.
Modica ha due deputati, Abbate all’Ars e Minardo a Montecitorio dove è appena passato all’Udc di Lorenzo Cesa, tangentista reo confesso ma … ‘incensurato’.
Abbate è uno dei due, soli, rappresentanti della città nelle assemblee legislative, a Roma e Palermo. Lui all’Assemblea regionale siciliana, Nino Minardo alla Camera dei deputati dove in questa legislatura, la quarta per lui, presiede la Commissione Difesa.
Minardo pochi giorni fa ha lasciato la Lega, dov’era approdato a novembre 2019 sull’onda del 34,3% alle europee del 26 maggio di quell’anno, proveniente da Forza Italia, e, a ritroso, dal Nuovo centrodestra di Alfano, ancora prima da Fi e dal Pdl. Ha lasciato la Lega e scelto l’Udc di Lorenzo Cesa, unico deputato in carica del suo partito di cui è segretario da 19 anni. Quella di Cesa è una carriera – parlamentare e giudiziaria – fittissima e avventurosa, con latitanza, arresto, carcerazione, imputazioni varie, incriminazioni e sequestri di beni anche nell’ambito di inchieste sulla ‘ndrangheta, ma zero condanne definitive: anche per fortunose contingenze come quando, sorpreso in flagrante e reo confesso per tangenti miliardarie in appalti truccati per 750 miliardi di lire, tangenti destinate a Giovanni Prandini (allora ministro e presidente Anas, padre dell’attuale presidente Coldiretti Ettore Prandini, legato a doppio filo al ministro Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni) riesce a salvarsi per cavilli procedurali e provvidenziali rimpalli tra tribunale ordinario e tribunale dei ministri, anche grazie a soccorrenti modifiche normative, fin quando sopraggiunge la prescrizione.
Ma di Cesa, più che i mille inciampi giudiziari, conviene ricordare la sua proposta di un’indennità economica aggiuntiva, che potremmo definire ‘di scopo’, in favore di deputati e senatori ‘contro le tentazioni’. Risale al 2007 quando esplode il caso del deputato Cosimo Mele, sorpreso in un albergo di Roma in un festino a base di droga e di sesso a pagamento in cui una giovane donna accusa un grave malore, rischia di morire e viene soccorsa: senza di questo drammatico incidente non si sarebbe saputo nulla. E Cesa, suo collega di partito, trova la soluzione: dare più soldi ai parlamentari fuori sede (i circa ventimila euro al mese, con tanto di diaria, evidentemente non bastano) per governare meglio le loro tentazioni. Si, perchè quella di ‘governare’ è una delle occupazioni più preziose, nobili e importanti cui i politici in carriera si dedichino anima e corpo e senza risparmio! Logico che per ‘governare’ meglio, occorra saperlo fare anche in non … modica quantità.
Se Cesa, dopo tutte le inchieste e le bufere giudiziarie che lo hanno investito, può ancora esibire un casellario giudiziale immacolato, sul conto di Minardo che ora lo affianca a Montecitorio, rimane, per la cronaca, il pregiudizio di una condanna irrevocabile a otto mesi di reclusione per abuso d’ufficio per quell’incarico da lui affidato, nel 2007 come presidente del Cas, Consorzio autostrade siciliane, all’ex presidente dell’Anas Vincenzo Pozzi, senza esperire una selezione pubblica. Atto questo – commesso dall’allora ventinovenne Minardo, dopo la mancata elezione all’Ars e prima di approdare, nel 2008, a Montecitorio dove siede da sedici anni – che fa sorridere rispetto non solo alle spettacolari performances di Cesa – osservato con ammirazione e invidia da indagati, arrestati, imputati, condannati e impresentabili di ogni partito – ma anche osservando quanto accade tutti i giorni a palazzo San Domenico.
In proposito una considerazione finale, con l’aiuto della stretta attualità, può essere utile.
Se analizziamo la mole delle imputazioni, ripercorrendo anche i fatti nel dettaglio, sulle quali si reggono le inchieste recenti della Direzione distrettuale antimafia e delle rispettive Procure, a Torino, Bari e in Sicilia – inchieste che hanno portato alla luce vicende gravissime alle quali è seguito un forte moto di indignazione popolare – vediamo che molti di questi fatti, anche nella loro riconoscibilità esteriore, sono perfino molto più lievi rispetto ad una consolidata casistica-spia che da un decennio caratterizza metodicamente innumerevoli atti di gestione del Comune di Modica, atti che sono l’imprimatur di un sistema che alcuni studiano e altri invidiano, ma che nessuno si prende la briga di analizzare oggettivamente comparandoli con le leggi vigenti. Alla voce ‘voto di scambio’, nelle varie declinazioni codicistiche, a Modica esistono e vanno per la maggiore ritrovati dinanzi ai quali certi inquirenti d’azione, attenti e capaci, di stanza altrove sgranerebbero gli occhi.
A Modica tutto ‘è lecito’ e tutto tace. Sul perchè di questo ‘concorso esterno in … silenzio’ forse in futuro sapremo qualcosa di più. Su quello interno abbiamo proposto un tentativo di diagnosi: l’amore cieco che fin dalla premessa, in assenza di altre spiegazioni, ci è sembrata l’unica traccia da seguire. Lieti di trovarne altre più conducenti.
Chi sa parli e chi voglia contribuire a portare luce in questo buco nero in cui è precipitata la città lo faccia: come meglio crede, ma lo faccia, lo faccia subito.
Gli articoli precedenti
In Sicilia Report ha pubblicato articoli, sul ‘Sistema Abbate’ e temi collegati, il 12 dicembre 2022 (qui); il 16 gennaio 2023 con riferimento soprattutto ad una gara ‘fuori legge’ da otto milioni di euro (qui); il 17 gennaio 2023, su richiesta di molti lettori, per precisare e chiarire in dettaglio il tipo di favoreggiamento offerto da Cuffaro alla mafia (qui); il 6 febbraio 2023 sull’inquietante lascito di Abbate (qui); il 15 febbraio 2023 ancora sul ‘sistema’ e su affari connessi (qui); il 26 maggio 2023 su un ‘vero e proprio manuale’ del voto di scambio (qui); il 9 giugno 2023 sulla nuova amministrazione definita ‘Abbate ter’ (qui); il 23 dicembre 2023 (qui) e il 5 gennaio 2024 (qui) sul ruolo del segretario comunale Giampiero Bella in quasi nove anni d’attività a Palazzo San Domenico. Affrontano vicende riguardanti il ‘Sistema Abbate’ e il Comune di Modica anche quelli riguardanti l’attacco alla libertà di stampa, pubblicati il 9 maggio 2023 (qui) e il 15 giugno 2023 (qui).