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Salute, una ‘strage’ di diritti. Il Comitato ibleo Art. 32 un esempio provvidenziale di democrazia a difesa dei deboli, contro un potere sempre più nemico della dignità umana

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La sanità pubblica è sotto attacco, colpita da norme e da atti di gestione amministrativa che sempre più ne erodono la funzione di servizio essenziale universale. Le une e gli altri sono gli atti di ‘mandato’ capaci di creare una situazione in cui sembra che la strage di diritti sia mera conseguenza di oggettive situazioni di incidenza come carenza di personale e di mezzi non imputabili a precise e dolose responsabilità. Sembra, ma non è così perchè quegli atti hanno dei mandanti di questa strage quotidiana di diritti, che sono i soggetti dotati di poteri per decidere e li usano proprio nel senso che le cronache di tutti i giorni drammaticamente segnalano.

Ad essere sotto attacco è quindi un principio cardine della Costituzione, il diritto alla salute sancito dall’art. 32 la cui piena effettività è condizione vitale anche per la democrazia perchè chi non sta bene – quindi i soggetti fragili, molto più numerosi tra i più deboli e i meno abbienti – non può esercitare la pienezza dei diritti valoriali fodamentali per la vita della Polis e la cura del bene comune.

Dentro questa battaglia campale da tempo esiste, ed è forte e vivo, a Ragusa e in provincia un baluardo di democrazia che è il Comitato Art. 32 per il diritto alla salute: un’associazione che è straordinario esempio di partecipazione collettiva, di efficacia nella tutela dei diritti violati, di forza della denuncia contro poteri opachi, permeabili a logiche affaristiche e in qualche caso corrotti: tutti fattori questi ultimi che peggiorano la già tragica situazione determinata dal potere centrale il quale, in questo caso, da Roma a Palerno, nonostante le più ampie competenze in capo alla Regione per il suo statuto speciale, si muove come un caterpillar a trazione unica.

In questa lotta in apparenza impari i dirigenti e attivisti del Comitato Art. 32 (tutti volontari a spese proprie) stanno profondendo uno sforzo esemplare riuscendo, con la propria capacità di iniziativa anche sul fronte della comunicazione e dell’informazione, a sopperire alla drastica perdita di ruolo dei mass media indipendenti, dando vita anche a modelli virtuosi di inclusione, di cittadinanza attiva e di democrazia diretta attraverso la possiblità concessa a tutti di ottenere agevolmente e immediatamente l’attenzione dell’associazione.

La casistica inquietante di questa strage di diritti è sterminata e il Comitato, con il suo presidente Rosario Gugliotta – un medico per missione oltre che per professione – l’intero organo direttivo e i referenti di distretto, ne fa con perentoria tempestività una denuncia puntuale. La lunghezza delle liste d’attesa è uno dei temi più ricorrenti, ma non il solo e, di recente, l’indignazione diffusa è cresciiuta alla scoperta del trattamento di favore riservato dall’Asp di Trapani al capomafia Matteo Messina Denaro, capace di saltare le liste d’attesa nell’ospedale pubblico di Mazara del Vallo, in incognito e con forti complicità sotterranee essendo in quel momento un latitante condannato a vari ergastoli al quale in teoria polizia e carabinieri davano la caccia.

Uno degli ultimi comunicati diffusi dall’Associazione Comitato civico Art. 32 di Ragusa ha per titolo “Asp Ragusa, l’indecenza delle liste d’attesa” e racconta una storia purtroppo non dissimile da tante altre: <Alla signora G. il medico di famiglia, giovedì 17 aprile, ha prescritto una ecografia del capo e del collo.  Il medico infatti attraverso questa indagine strumentale potrà avviare il necessario percorso di cura per una sospetta patologia tiroidea. Le patologie connesse alla tiroide – osserva il presidente del comitato Gugliotta – sono molteplici e pertanto il medico di famiglia ha prescritto che l’indagine strumentale avvenga entro 10 giorni. A fronte di tale richiesta con stucchevole disinvoltura l’azienda sanitaria fissa un appuntamento dopo ben otto mesi. Nell’era della intelligenza artificiale, in grado di selezionare e valutare anche casi complessi, il sistema di prenotazioni dell’ Asp appare fermo al secolo scorso. Ancora una volta segnaliamo che le richieste di prenotazione vengono colpevolmente trattate secondo l’ordine di arrivo a prescindere dalla patologia indicata in ricetta. Possibile che coloro che sovrintendono alle prenotazioni non sappiano che la tardiva cura delle patologie inerenti la tiroide possa portare a una serie di effetti, anche gravi,  sulla salute? Oppure la strategia dei tempi lunghi è funzionale per indurre i pazienti a rivolgersi alle strutture private? Ovviamente per coloro che possono permetterselo. La misura è colma! I proclami,  quasi giornalieri, di provvedimenti per la riduzione delle liste di attesa ormai appaiono come ripetitivi annunci  pubblicitari. Sia chiaro – assicura il Comitato civico Art. 32 – non riusciranno a fermarci. Anzi ormai diventa inevitabile una indagine ispettiva a cura di  soggetti terzi (non legati ai vertici aziendali e loro padrini politici) sulle inadempienze in seno ad alcuni servizi dell’azienda sanitaria di Ragusa>>.

Tre settimane prima il Comitato aveva tuonato: Sanità pubblica a Ragusa, non si calpestano i diritti del cittadino.

<<Al signor G. il 17 marzo – segnalava Gugliotta – il medico di famiglia, a fronte di una sospetta neoplasia, prescrive una esofagogastroduodenoscopia  con biopsia. Il medico non ravvisa particolari motivi di urgenza e pertanto indica che l’indagine venga effettuata tra i 30 e i 60 giorni. Subito dopo la visita, lo stesso giorno, il paziente richiede  la prenotazione dell’esame e il Cup  assegna la data del 17 febbraio 2026 e cioè 11 mesi dopo la visita medica. Il signor G. si è rivolto alla  nostra associazione e, con qualche legittima  perplessità, ci ha chiesto come potevamo assisterlo. Noi abbiamo risposto che la nostra unica arma è rendere pubblici abusi e disservizi. Attraverso le denunce pubbliche, i vertici dell’Asp non possono sottrarsi ai loro compiti.
E’ il caso del signor A., prenotato ad  agosto  2025 a fronte di una  richiesta dell’ottobre 2024: dopo la nostra diffida – fa rilevare il Comitato – gli è stato riconosciuto nei tempi dovuti il diritto all’assistenza. Il paziente, attualmente  sottoposto a radioterapia e chemioterapia, ci tiene a sottolineare che è assistito con grande  attenzione e straordinaria umanità da tutto il personale sanitario e noi non abbiamo mai avuto dubbi in merito . Le nostre critiche non sono mai state rivolte a coloro che nei reparti lavorano in condizioni difficili, stress continuo,  e spesso rinunciano al riposo e alle ferie. Le prenotazioni – ammonisce Gugliotta – non si possono gestire come si trattasse di garantire l’ordine di arrivo in un ufficio postale. Vogliamo ricordare  che il mancato rispetto nei tempi di attesa,  oltre i limiti definiti dal medico di famiglia, si possono configurare come ritardo della prevenzione e cura>>.

A fine marzo i vertici dell’Asp hanno tenuto una conferenza stampa che ha fatto discutere. E così, qualche giorno dopo, ad intervenire era stata la segreteria provinciale di Sinistra Italiana, la forza politica tra le più sensibili nel territorio alla questione cruciale del diritto alla salute e più vicine alle battaglie del comitato: <<Dopo la conferenza stampa ad un anno dall’insediamento, del nuovo direttore generale dell’ Asp, ci saremmo aspettati un minimo di reazioni. Ed invece – rilevava Sinistra Italiana – l’assenza di commenti sembra confermare una sostanziale condivisione dell’operato del vertice aziendale. Noi, però, non possiamo tacere che il rapporto tra utenti e servizio sanitario pubblico si è ulteriormente deteriorato. Così come lo standard delle prestazioni che, fatte salve alcune importanti e qualificate eccezioni, è peggiorato. Vogliamo ricordare al direttore generale che non basta vantarsi per l’acquisto di attrezzature tecnologicamente avanzate (assolutamente doveroso per chi ha la responsabilità della salute pubblica) se poi si evita accuratamente di affrontare il tema complessivo della prevenzione e particolarmente degli infortuni e malattie professionali nei posti di lavoro. La provincia di Ragusa – puntualizza Sinistra Italiana –  è la terza in Sicilia per infortuni sul lavoro (pur non avendo un apparato industriale particolarmente  diffuso) e però sull’argomento pesa un inquietante silenzio. Il diritto alla salute si è drasticamente ridotto: i  tempi di attesa per le visite specialistiche e le indagini strumentali, le ambulanze prive di medico ne sono evidente testimonianza. Il rapporto tra medicina generale e dirigenza aziendale è pressoché inesistente. Specie in un contesto che dovrebbe  privilegiare la medicina territoriale e il ruolo del medico di famiglia. Ci sono poi le carenze gestionali che non hanno nulla a che fare con la carenza di medici come, ad esempio,  le barriere architettoniche ostinatamente mantenute nonostante gli obblighi di legge, le buone regole dell’accoglienza e della gestione delle attese, e l’elenco potrebbe continuare. In un contesto complesso e delicato, come quello attuale, anziché chiudersi a riccio, i responsabili della sanità pubblica hanno il dovere di aprirsi al confronto con le rappresentanze  sociali,  politiche, professionali. E in tal senso i sindaci sono chiamati a fare la loro parte. Una  conferenza dei sindaci, allargata alle rappresentanze della società civile e i vertici aziendali, non è più rinviabile>>.

Peraltro la conferenza stampa del direttore generale dell’Asp era stata oggetto di una dura replica del Comitato con una nota dal titolo “Se non sono balle sono frottole, se non sono frottole sono panzane”.

<<C’è da rimanere allibiti- affermava il presidente del Comitato Gugiotta – a leggere il resoconto della recente conferenza stampa del direttore generale dell’Asp. Attorniato dai due ‘colonnelli di pietra’ (direttore sanitario e direttore amministrativo) si attribuisce meriti non suoi. Per esempio quelli di ammodernamento tecnologico di alcune attrezzature non sono, come si vuole fare credere, atti di straordinaria amministrazione bensì una doverosa risposta alle sollecitazioni dei medici.
Basti l’esempio dell’ ecografo, per il consultorio di Ispica, acquistato  a seguito di una raccolta di fondi tra privati e un intervento della Provincia. Medici e personale sanitario che continuano ad assicurare il massimo dell’impegno e in alcuni casi rappresentano esempi di assoluta eccellenza nel contesto siciliano. In una situazione caratterizzata dal vuoto di 230 medici, rispetto al previsto, appare vergognosa l’accusa al personale sanitario di sfuggire alla proprie responsabilità. Per quanto riguarda poi – osservava Gugliotta – il trionfale riferimento a tre ospedali di comunità e a ben nove case della salute, per onestà intellettuale bisognerebbe riconoscere che si tratta di tipiche  operazioni di ristrutturazione immobiliare. Queste strutture, come già accade in gran parte d’Italia, il giorno dopo l’inaugurazione vengono chiuse per carenza di medici e infermieri. Nella conferenza stampa si sono accuratamente occultate alcune delle principali criticità del servizio pubblico in provincia. Prima fra tutte la vicenda della neurologia e dello “stroke unit”  vale a dire la struttura destinata a gestire i pazienti colpiti da ictus cerebrale. Un muro di omertà avvolge l’argomento, per altro oggetto anche di una sentenza del Tar. Il buon senso impone che una struttura del genere venga allocata nella città baricentro raggiungibile nel più breve tempo da tutti i comuni della provincia. Ma nelle stanze delle baronie qualcuno impone il veto. L’elenco dei dossier è molto lungo e occorrerebbero pagine e pagine per affrontare i diversi argomenti a partire dalle guardie mediche e dai sistemi di accoglienza e attesa nelle strutture sanitarie. Vogliamo però concentrarci e ribadire per l’ennesima volta la nostra proposta in merito ai pronto soccorso. In molti ospedali italiani ormai viene sistematicamente adottato il “protocollo della presa in carico anticipata”. In carenza di medici il personale infermieristico, adeguatamente formato, svolge un ruolo cruciale. Attraverso procedure codificate gli infermieri avviano  la presa in carico ancora  prima della visita del medico di turno. Nei casi di piccoli traumi o piccola patologia vengono eseguiti i dovuti accertamenti ed accompagnati al reparto di competenza per essere trattati  in breve tempo. Insomma attraverso queste procedure – spiega Gugliotta – si alleggerisce la pressione sui medici che si concentrano sui casi più gravi e urgenti e conseguentemente gli altri utenti vengono rapidamente seguiti e in molti casi dimessi senza defatiganti attese. Basta volerlo e riconoscere un incentivo agli infermieri per evitare l’esodo dalle strutture pubbliche verso la sanità privata>>.