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Ascanio Celestini conquista il pubblico di Catania con ‘Radio Clandestina’ che ristabilisce la verità negata sulle Fosse Ardeatine. Giovanni Anfuso, direttore artistico: il Teatro può fare ‘Giustizia’ creando memoria e futuro

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Tutti in piedi, sabato scorso, gli spettatori del Palazzo della Cultura di Catania, ad applaudire Ascanio Celestini, autore, regista e interprete di ‘Radio clandestina’ spettacolo presentato nell’ambito della rassegna Nuovi Confini del Summer Fest, che riscuote successi da un quarto di secolo. Un successo che lo stesso Ascanio Celestini ha spiegato bene così: <<Quello della seconda guerra mondiale non è un capitolo chiuso perché non vi furono processi e quindi non vi furono né Giustizia né Verità. E in Teatro è possibile condividere con tante persone queste memorie che ci stanno a cuore. Sono molto contento per com’è andato questo spettacolo al quale sono legatissimo, perché lo porto in scena fin dal 2000, quando la storia narrata sembrava già un capitolo chiuso. Ma non era così se ho continuato a rappresentarlo fino a ora>>.

Per il direttore artistico Giovanni Anfuso <<Un meraviglioso momento di riflessione e arricchimento. Il Teatro serve a conservare la memoria, a diffonderla e a creare futuro>>.

Radio Clandestina è andato in scena sabato scorso nell’ambito della rassegna Nuovi Confini del Summer Fest di Catania e si è concluso con un’autentica standing ovation da parte del pubblico nella Corte Mariella Lo Giudice del Palazzo della Cultura.

Radio Clandestina debuttò nel 2000 nell’ex carcere nazista di Roma, oggi Museo della Liberazione, prodotto da Fabbrica e distribuito da Mismaonda. Il lavoro teatrale narra il terribile eccidio delle Fosse Ardeatine, con 335 innocenti cittadini italiani assassinati dai nazisti. Fu Mario Martone a suggerire a Celestini di dar vita a uno spettacolo partendo dal libro di Alessandro Portelli L’Ordine è già stato eseguito, che prende il via da quel 23 marzo del 1944 in cui dieci partigiani attaccarono un gruppo di tedeschi in Via Rasella. Il giorno dopo oltre trecento persone sarebbero state trucidate dai nazifascisti: per ogni soldato tedesco dovevano morire dieci italiani.

<<Quello della seconda guerra mondiale è un capitolo ancora aperto – ha aggiunto Celestini -, perché gli stessi impiegati, funzionari, vertici che agivano nel 1938 al tempo delle leggi razziali, nel 1940 quando cominciò la guerra, nel 1943 quando fu arrestato Mussolini, rimasero nel 1945 quando la guerra finì, nel 1946 con il Referendum per scegliere tra Repubblica e Monarchia, e poi per tutti gli anni Cinquanta e oltre. Sempre le stesse persone a occupare le stesse poltrone>>.

<<E soprattutto – ha sottolineato – non è un capitolo chiuso perché non vi furono processi e quindi non vi furono né Giustizia né Verità. ‘Ancora parliamo di fascismo a distanza di ottant’anni’ si meraviglia qualcuno. Ma se non abbiamo potuto ricavare la verità dai processi, cerchiamo almeno di ricostruirla attraverso la Storia e la condivisione della memoria. E il Teatro è senz’altro uno dei luoghi in cui è possibile condividere queste memorie che ci stanno tanto a cuore, con più persone presenti fisicamente nello stesso luogo. Come avvenuto qui a Catania>>.

<<Siamo felicissimi – ha detto Giovanni Anfuso, direttore artistico insieme con Nello Toscano della rassegna Nuovi Confini – per l’accoglienza calorosa che Radio Clandestina ha ricevuto. E ancor più felici per il fatto che Ascanio Celestini sia, finalmente, tornato a Catania. Lo inseguivamo da qualche tempo – ha aggiunto – e ci ha regalato non solo uno spettacolo meraviglioso, ma un momento di riflessione e di arricchimento. Il Teatro serve a conservare la memoria, a diffonderla e a creare futuro>>.

Radio clandestina era lo spettacolo d’apertura della rassegna Nuovi confini che comprende anche altri tre appuntamenti, tutti musicali: il sette agosto Dado Moroni e la sua ensemble proporranno Itamela, il 18 Roberto Gatto con il suo quintetto offrirà al pubblico Time and life e il tre settembre Javier Girotto, con Dino Rubino, Nello Toscano e Beppe Tringali, darà vita a una performance jazz.