Ragusa, il Premio ‘Laocoonte d’oro’ da trent’anni, grazie all’impegno incessante degli artisti Filippo e Maria Giudice, è un faro sulla cultura, a partire dai primi insigniti come Gesualdo Bufalino e Salvatore Fiume. Di recente, il 26 marzo scorso, la consegna nel salone della Prefettura all’attore Biagio Pelligra in un evento amarcord con citazione dei premiati, molti presenti. Angelo Di Natale: “che emozione, nel luogo dell’arte liberata, vedere insieme memoria e presente, con sguardo al futuro!”
Non solo la consegna di un nuovo ‘Laocoonte d’oro’ – a Biagio Pelligra, ibleo di Comiso, attore di teatro, cinema e tv, sulle scene al fianco di alcuni grandi come Eduardo De Filippo, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Ben Gazzara – ma anche una rievocazione carica di memoria e immersa nel presente, viva e palpitante come il lascito di alcune delle più grandi figure della letteratura e dell’arte insignite del Premio nei primi anni dalla sua istituzione: Gesualdo Bufalino e Salvatore Fiume, morti purtroppo nel pieno dell’attività, nel ’96 e nel ’97, a distanza di un anno l’uno dall’altro.
Il 26 marzo scorso, nel salone di rappresentanza della Prefettura di Ragusa, gli artisti Maria e Filippo Giudice – anima e cuore pulsante dell’Accademia Laocoonte, ‘vedetta’ sul mondo per scorgere in anticipo i pericoli come il mitologico veggente e indicare all’umanità la strada giusta nel suo cammino – hanno offerto un compendio di recupero storico di trent’anni di impegno radioso e incessante per l’arte e la cultura iblea, indicando ancora una volta la via, con la stessa carica visionaria e tenace, con cui negli anni ’90 diedero vita all’istituzione del Premio, promuovendo innumerevoli iniziative.
Per l’occasione, tra evento-scenico con musica e danza e amarcord del lungo cammino del ‘Laocoonte d’oro’ sulla scia tracciata dall’omonima Accademia, sono stati citati tutti i premiati del passato, con consegna di pergamene di onorificenza ai tanti presenti e, ad alcuni, come Bufalino e Fiume, alla memoria, nelle mani dei loro eredi, anche morali e culturali.
Tra i premiati della prima fase, presenti il 26 marzo scorso all’evento per ritirare la pergamena-ricordo, il giornalista Angelo Di Natale il quale volle, in quell’edizione degli anni ’90, destinare il Premio ricevuto all’Associazione siciliana della stampa di cui allora era dirigente, anche per esaltare la condivisione del prezioso messaggio dei promotori del ‘Laocoonte’ e segnalarne, per la cultura iblea, il valore di una diffusività capillare attraverso l’operato della stampa tutta, al di là di un singolo premiato. Al giornalista Di Natale, direttore di questa testata, la redazione ha chiesto una sensazione sull’evento del 26 marzo scorso. Ecco in proposito le sue parole.
<<Ho accolto volentieri l’invito di Maria e Filippo Giudice che ebbi modo di conoscere nel ’93 quando a Ragusa cominciarono a svolgere una salutare azione di stimolo per favorire l’attenzione e l’impegno per l’arte e la cultura in genere.
<<Per me poi è stata un’emozione ritrovarmi nei giorni scorsi nel salone di rappresentanza della Prefettura di Ragusa dove, nell’88, fui testimone della scopertura delle tempere di Duilio Cambellotti che fino a quel momento, dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo nel ’45, erano rimaste occultate perché ritenute apologetiche del regime. Fu allora il prefetto Siani a farsi promotore di una svolta per liberare e rendere visibile a tutti l’arte che quegli affreschi contenevano, al di là della scenografica rappresentazione di un’Italia adorante il duce e la dittatura.
<<Ricordo in quei giorni di 36 anni fa, nella sala di rappresentanza appena restituita al pubblico nel suo allestimento originario, un incontro e un mio lungo colloquio-intervista con Leonardo Sciascia, autore per l’occasione del libro ‘Invenzione di una Prefettura’ con foto di Giuseppe Leone, e un’altra intervista con l’allora sconosciuto Vittorio Sgarbi.
<<Era stato – ricorda Di Natale – il giovane critico d’arte, ancora ignoto alla tv e al palcoscenico del ‘Maurizio Costanzo show’ che in seguito l’avrebbe lanciato, a illustrare nelle sale del palazzo del Governo l’operazione culturale che l’editore Bompiani compiva con la pubblicazione del volume di Sciascia e Leone in occasione del ritorno alla luce delle opere dell’artista romano morto nel 1960, seguace dell’Art Nouveau diffusasi in Francia e poi in tutta Europa nella fase finale della Bella Époque.
<<Da lungo tempo – osserva Di Natale – non mi capitava di osservare dal vivo quegli affreschi.
<<L’evento del 26 marzo scorso, oltre alla bellezza di un viaggio nella nostra storia attraverso gli atti illuminanti dell’Accademia in tre decenni, ha offerto un’occasione di coscienza civile e di memoria utile nel presente anche come fonte di un nuovo impegno di protagonismo culturale, in linea con il Dna e l’essenza della Laocoonte e del Premio, di cui Filippo e Maria Giudice sono, ora come allora, artefici dilaganti, spinti dall’energia intatta di un entusiasmo immutabile>>.