Rosario Gisana, il “vescovo buono”, insabbiatore delle denunce di violenze sessuali del clero in danno di minori
Queste mie parole che seguono non sono una risposta a Jorge Mario Bergoglio, il <<266° papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, ottavo sovrano dello Stato Città del Vaticano (titolo che gli spetta in virtù dei Patti lateranensi stipulati 94 anni fa da Benito Mussolini e Pio XI, n.d.r.), primate d’Italia>> e tutto il resto contemplato dal fitto repertorio dei titoli del ‘romano pontefice’.
Non potrebbero esserlo, non solo per oggettiva disparità di status e per impossibilità di interlocuzione immediata (ovvero, non mediata) ma anche perché non credo che le sue parole di oggi si riferiscano alla mia inchiesta giornalistica (diversamente rischierei di incorrere in un esagerato auto-apprezzamento) della quale sono state pubblicate quattro puntate e che è ancora in corso.
Tuttavia tante persone, soprattutto dalla Sicilia, con messaggi, telefonate ed e-mail insistono nell’interpretare le parole del Papa in relazione alla mia inchiesta (la sequenza temporale è un forte indizio, ma c’è anche l’imminenza della sentenza, prevista il 10 gennaio 2024 nel processo-Rugolo ad Enna) ed allora non posso far cadere questa loro percezione-interpretazione, frutto anche di attenzione ai reportages della quale perciò le ringrazio.
In breve quindi. Proprio in uno degli articoli già pubblicati ho ampiamente illustrato la tecnica di Bergoglio di ostentare vicinanza ed offrire pubbliche attestazioni di stima in particolari momenti a persone in difficoltà, talvolta da lui al tempo stesso fulminate con provvedimenti punitivi. La casistica è molto ampia ed uno degli esempi è fornito da una delle vicende trattate, il caso Salonia, perché in stretta relazione con i fatti oggetto d’inchiesta: le parole pronunciate dal Papa a Genova il 27 maggio 2017, un mese dopo la rinuncia del frate all’ordinazione episcopale.
Quanto a Gisana, nei quattro articoli pubblicati (così come in quelli futuri) e, in particolare nel secondo dei quattro a lui ampiamente dedicato, sono riferiti, ricostruiti e documentati fatti ben precisi. Chiunque può leggere (o rileggere) se vuole. Eccoli nell’ordine temporale di pubblicazione: 14 ottobre 2023 (qui), 21 ottobre 2023 (qui), 28 ottobre 2023 (qui), 4 novembre 2023 (qui).
Dire che questo vescovo, Gisana, <<è bravo>>, che <<è stato perseguitato, calunniato e lui, fermo, sempre, giusto, uomo giusto>> è un’opinione personale che chiunque (nessuno escluso, fosse anche … il Papa) può esprimere su chiunque.
I fatti però sono un’altra cosa e se ad essi ci si vuole riferire, si abbia la dignità di non nascondersi sotto la talare bianca, né dentro il cosiddetto ‘abito corale’ del pontefice perché ‘corali’ non sono le responsabilità personali. E quelle delle istituzioni in quanto tali richiedono verità e giudizio, non occultamenti sotto la veste delle istituzioni medesime la quale invece deve essere candida, non solo per liturgia di rito, attiva usanza o formale adempienza.
Osservo dunque, non al Papa (bisognerebbe sapere cosa gli abbiano raccontato, nonché se e cosa egli abbia voluto seriamente accertare) ma ai sacerdoti, vescovi, arcivescovi e cardinali citati nell’inchiesta e, per quanto lo riguardi direttamente, a Rosario Gisana: dite quale elemento – piccolo o grande, centrale o secondario – contenuto nei quattro articoli non corrisponda al vero.
Semplice e facile, se si vuole la verità.
Altrimenti chi voglia propali pure le menzogne che gli convengano e, magari, non potendo smentire, si nasconda, appunto, nell’abito corale papale e nella talare bianca sormontata da quello zucchetto immacolato sotto il quale crede di potere trovare la fonte della propria assoluzione.
Non mi interessano i ‘misteri della fede’ se di ciò si tratta. Molto più semplicemente e banalmente mi stanno a cuore soltanto la verità dei fatti e gli atti compiuti se, come in questo caso – e perciò di rilevanza giornalistica – nell’esercizio di pubbliche funzioni.
Gridare alla ‘calunnia’ e non indicare cosa sarebbe calunnioso, e perciò quanto meno falso, è fuga dalla dignità della responsabilità, così come un esercito di politicanti, faccendieri, affaristi, imbroglioni e delinquenti di ogni risma spesso nella vita pubblica dà prova di saper fare.
Il bravo vescovo Gisana, <<uomo giusto e …..>> per sua stessa ammissione è l’insabbiatore di denunce di violenza sessuale da parte di sacerdoti nei confronti di minori.
Da noi interpellato, al pari degli altri, prima ancora della pubblicazizone, non ha risposto. Dica (cosa glielo impedisce?) almeno cosa non vi sia di vero nell’affermazione sopra riportata o in tutte quelle contenute nell’inchiesta.
O – se preferisce o non riesce a fare altro – possibilmente senza troppo violentare la verità, si nasconda sotto la talare bianca.
E’ molto ampia e capiente, soprattutto da quando veste un pontefice che, fuori da tutto ciò che attiene al governo del Vaticano e della Chiesa – in ‘politica estera’ e nella ‘politica esterna ai dogmi’, quindi – merita il riconoscimento di grande leader, lucido e illuminato sulla scena mondiale, per le posizioni sulle questioni più urgenti e drammatiche, come la ricerca della pace e dell’uguaglianza; la garanzia del rispetto della dignità di ciascun essere umano; la denuncia della caccia al profitto, smodata cinica e violenta; quella delle responsabilità dei potenti che opprimono, soffocano e mortificano la vita, la natura, il mondo.
Ma questa è un’altra … veste.
L’inchiesta prosegue.
Appuntamento alle nostre lettrici e ai nostri lettori sabato prossimo 11 novembre, con la quinta puntata.