Il giornalista Angelo Di Natale non diffamò Libera, ma esercitò correttamente il diritto di critica. Il Tribunale di Ragusa lo assolve a conclusione di un lungo processo che ha visto tra i testi Attilio Bolzoni, Paolo Mondani e Sigfrido Ranucci. Era imputato quale direttore de La Prima Tv (per la trasmissione di un’intervista a Vincenzo Guidotto) e come autore di un editoriale contenente considerazioni critiche sull’atteggiamento di Ciotti che sporse querela
Il giornalista Angelo Di Natale è stato assolto <<perché il fatto non costituisce reato>> dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa nei confronti di ‘Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie’.
La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Ragusa (in composizione monocratica, Giudice Laura Ghidotti) a conclusione di un dibattimento durato due anni e originato da una querela presentata a gennaio 2019 da Pio Luigi Ciotti – sia in nome proprio che in rappresentanza di Libera di cui è presidente – contro il giornalista, all’epoca direttore responsabile dell’emittente televisiva La Prima Tv, in relazione al contenuto di un’intervista rilasciata all’emittente, a novembre 2018, da Vincenzo Guidotto, presidente dell’Osservatorio della legalità in Veneto, ex consulente della commissione parlamentare antimafia nonché artefice da mezzo secolo di un incessante impegno nell’educazione alla legalità e nell’antimafia sociale. Di Natale era imputato non solo come direttore responsabile ma anche come autore in relazione al suo commento, introduttivo e conclusivo, contenuto nella trasmissione d’approfondimento in cui l’intervista a Guidotto realizzata dal giornalista Marco Milioni era inserita.
Dopo una lunga istruttoria dibattimentale che, in sei udienze dal 14 luglio ’21 a quella di ieri, ha visto intervenire, oltre alla parte civile Ciotti, i giornalisti Attilio Bolzoni, Paolo Mondani e Sigfrido Ranucci citati dalla difesa di Di Natale, ieri le conclusioni in una seduta durata oltre cinque ore.
Di Natale, che si era già sottoposto ad esame dibattimentale, ha reso ulteriori dichiarazioni prima che il pubblico ministero, il difensore di parte civile e quello dell’imputato formulassero le loro richieste.
Il giornalista, attualmente direttore responsabile di In Sicilia Tv, ha definito calunniosa la querela di Ciotti per i suoi svariati elementi falsificatori delle parole realmente pronunciate sia da lui stesso che da Guidotto ed ha sostenuto la totale infondatezza dell’ipotesi diffamatoria in quanto ogni notizia riferita ed ogni considerazione espressa – nel servizio contenuto nel tg, andato in onda il 21 novembre 2018, e nella rubrica d’approfondimento trasmessa il 6 dicembre successivo – sono pienamente rientranti nel diritto di cronaca e di critica.
Oggetto del processo sono state le considerazioni di Guidotto e di Di Natale sull’atteggiamento di Libera nei confronti di Antonio Calogero Montante e del suo ‘sistema’, sui rapporti, i silenzi, le reticenze, le timidezze, gli imbarazzi, nonchè sull’incapacità di Ciotti di assumere una posizione chiara rispetto alla colossale impostura emersa dalle inchieste giudiziarie e dai processi (ora pervenuti a condanne in doppio grado) riguardanti l’imprenditore di Serradifalco riuscito per molti anni a farsi riconoscere come icona antimafia – e così scalare inimmaginabili posizioni di potere – pur operando realmente in modo totalmente diverso e persino opposto come attesta la lunga serie di reati di cui è imputato.
L’intervista, realizzata dal giornalista Marco Milioni su incarico del direttore Di Natale, conteneva diverse citazioni della puntata di Report condotta da Ranucci, trasmessa da Rai 3 il 12 novembre 2018 e contenente l’inchiesta di Paolo Mondani ‘L’apostolo dell’Antimafia’ con ampi riferimenti al tema dei rapporti tra Ciotti e Montante e all’atteggiamento dell’associazione rispetto all’operato dell’ex presidente di Confindustria Sicilia colpito dall’inchiesta ‘Double face’.
Di Natale ha sempre sostenuto la piena legittimità, come doveroso esercizio del diritto di cronaca e della libertà di critica, delle affermazioni di Guidotto e di ogni altro servizio sulla vicenda trasmesso dalla testata televisiva, sia nei Tg che nei programmi d’approfondimento. La sua difesa, patrocinata dall’avvocato Giovanni Cassarino del foro di Ragusa, ha citato Ranucci e Mondani per far luce su molti elementi oggetto del giudizio tra i quali il perché della mancata intervista di Report in quell’inchiesta tv al presidente di Libera e il suo silenzio sul caso-Montante.
Nella sua arringa finale Cassarino, legale del giornalista, ha puntualmente documentato, attraverso una rigorosa ricostruzione dei fatti e una copiosa citazione giurisprudenziale della Corte di Cassazione e della Corte europea dei diritti dell’uomo, la piena conformità dei contenuti della trasmissione de La Prima Tv al diritto di cronaca e di critica, chiedendo l’assoluzione di Di Natale.
Il Tribunale ha quindi emesso sentenza di assoluzione <<perchè il fatto non costituisce reato in presenza di causa di giustificazione di cui all’art. 51 del codice penale (appunto l’esercizio del diritto di cronaca e di critica n.d.r.) nei confronti di Di Natale, mentre ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Guidotto essendosi il reato estinto per intervenuta remissione di querela>>.