La querela di Ignazio Abbate a Dialogo è un attacco contro la libera stampa e contro la verità sull’assegnazione di milioni di euro pubblici. Il GAL Terra Barocca strumento nelle mani dell’uomo di Cuffaro, padrone assoluto della destinazione dei soldi in funzione elettorale, sequel del ‘sistema’ che ha spremuto il Comune di Modica fino ad un indebitamento-monstre. La mappa degli intrecci tra contributi e liste. Ecco com’è nato questo Gruppo-bis d’Azione Locale e perchè decide tutto una persona sola
Questo è un articolo sulla libertà di stampa.
Sento il dovere di scriverlo, spinto fortemente dal tema, non per affermazioni di principio quantunque utili, ma perché tale libertà – la quale non serve ai giornalisti che la esercitano ma al diritto di tutti all’informazione, quindi alla comunità e alla democrazia – è fortemente in pericolo. Più volte di recente fatti gravi ce lo hanno segnalato in vari modi (qui, qui, qui, alcuni degli ultimi miei articoli in proposito). Gli ‘attentati’ alla libertà di stampa, nella forma di abuso di querele per fini intimidatori e di citazioni a giudizio che negano alla radice l’art. 21 della Costituzione, sono continui contro la stampa indipendente che è quella più preziosa per la sua funzione ma anche la più povera, la più fragile e la più esposta a tali forme ‘legali’ d’azione che di fatto la strangolano.
Uno di questi è quello commesso in danno del mensile Dialogo, diretto da Paolo Oddo e la cui presenza costante ed incisiva per quasi mezzo secolo si deve all’eroico volontariato di missione civile e morale di Piero Vernuccio che lo riportò in edicola nel ’76, rifondandolo – sull’esperienza del gruppo omonimo cui a Ragusa a fine anni ’60 legò il suo nome Giovanni Spampinato – e dirigendolo fino alla morte tre anni fa.
Dialogo è stato querelato da Ignazio Abbate nella sua qualità di presidente del ‘GAL Terra Barocca’ per un articolo pubblicato nel numero di maggio 2021 e avente per tema un decreto di finanziamento in favore di una società.
Bisogna leggere – o rileggere – quell’articolo, firmato da Giovanni Antoci querelato al pari del suo direttore ed anche diffonderlo: non abbiatene paura, anche se io per primo ho dovuto segnalare (e proprio per questo bisogna diffonderlo) una pratica, del tutto incostituzionale ma in auge in questo periodo negli uffici giudiziari di Ragusa, di ‘censura’ della stampa in forma di incriminazione dei suoi lettori, ‘colpevoli’ solo di mostrare ad altri le loro letture, come documentato nel primo degli articoli sopra richiamati.
Bisogna leggerlo e diffonderlo perché tutti possano toccare con mano la portata mistificante di tale querela: un bavaglio alla stampa, solo tentato per fortuna nel caso di Dialogo – di cui è nota la fibra – ma di forte carica deterrente per molti altri; un atto infondato, ritorsivo e fatalmente intimidatorio; la pretesa di imporre il silenzio ad ogni voce libera che non si pieghi ai diktat e ai traffici di chi trasforma la propria carica di pubblico servizio alla comunità in comando assoluto, e per difenderlo impugna la clava della querela e a spese della comunità la scaglia contro il valore fondativo e più prezioso di quella stessa comunità: il diritto di conoscere i fatti di pubblico interesse reso effettivo solo dalla libera e ampia circolazione delle notizie e delle idee.
Nel caso in questione non v’è dubbio alcuno che le notizie riportate siano di pubblico interesse: intanto perchè il provvedimento di un organismo composto (anche) da enti pubblici è sempre di pubblico interesse; se poi esso dispone l’erogazione di soldi (totalmente) pubblici a soggetti privati, sulla base di itera e procedure che non possono non essere pienamente trasparenti e soggette alla massima pubblicità possibile, lo è ancora di più e totalmente.
Dinanzi a questo dato inoppugnabile, per fugare ogni subbio sulla valenza dell’atto compiuto dall’allora sindaco di Modica e presidente del ‘suo’ Gal ch’egli ha concepito e plasmato a misura dei suoi interessi personali, resta solo da vagliare la verità delle notizie contenute nell’articolo di Antoci. Solo se esse fossero radicalmente false, o gravemente distorte rispetto alla verità con l’intento doloso di diffamare un limpido amministratore della cosa pubblica, si potrebbe riconoscere una qualche fondatezza alla querela.
Ma anche su questo punto la realtà delle cose è tanto chiara quanto incontestabile.
Ogni notizia contenuta nell’articolo è vera, basata unicamente su fonti documentali che sono parte integrante dello stesso procedimento amministrativo oggetto dell’articolo.
Quindi il movente della querela è solo quello già descritto perché essa rivela da una parte l’intento di colpire, esemplarmente, chi, ‘violando’ il silenzio, osi disturbare gli affari correnti propri del querelante e dall’altra intimare a tutti l’ordine d’obbedienza alla propria pretesa che, se anche contrasta con la madre di tutte le leggi, nel territorio del ‘Sacro Gal’ viene ostentata e imposta con i muscoli come l’unica vigente, sospensiva perfino di uno dei più alti principi costituzionali della Repubblica.
Da rilevare che Abbate ha presentato la querela non a titolo personale né – nel caso vi fosse qualche differenza nell’esercizio delle due ‘qualità’ così come lo abbiamo conosciuto in nove anni – come sindaco. Bensì come presidente del ‘GAL (Gruppo di azione locale) Terra Barocca’, ovvero una società consortile a responsabilità limitata avente come soci cinque comuni (Ragusa, Modica, Scicli, Ispica e Santa Croce Camerina) e dodici soggetti privati tra imprese e associazioni di varia natura, oltre a cinquantotto partner rappresentativi di una vastissima realtà nel territorio: associazioni d’ogni ispirazione e campo d’interessi, organizzazioni sindacali di lavoratori e d’imprenditori, fondazioni, università, diocesi, banche, istituti scolastici, enti di ricerca, organismi scientifici, aggregazioni sociali, e l’elenco potrebbe continuare. Su quest’ultimo aspetto del GAL torneremo: qui limitiamoci solo ai soci, ciascuno titolare in assemblea di un voto, a prescindere dalla quota di capitale sottoscritto, e all’organo amministrativo formato dai rappresentanti legali di tre dei cinque Comuni (Ragusa e Modica ne fanno parte dalla costituzione, mentre Scicli un anno fa ha lasciato il posto ad Ispica) e di quattro dei dodici soggetti privati.
Insomma la querela di Abbate, al tempo presidente del Consiglio d’amministrazione del GAL e suo rappresentante legale, è un atto che impegna e vincola l’intera base dei diciassette soci tra i quali altri quattro Comuni oltre a quello di Modica e che promana dalle competenze dell’organo collegiale amministrativo.
Volendo spiegare una querela così assurda, se essa fosse da imputare alla volontà esclusiva del politico di Modica dovremmo avere riguardo unicamente a lui e qui mi verrebbe facile rimandare a quanto già scritto di recente (qui, qui, qui, qui, qui) sul suo personalissimo modus operandi di sindaco che la città ha sperimentato e conosce benissimo dovendo in queste settimane decidere se dare seguito al suo ‘sistema’ o se cambiare rotta.
Ma non è così, essendo essa il frutto di un atto collegiale e allora occorre comprendere meglio come, per opera di chi, per fare cosa, per raggiungere quali finalità e servire quali interessi sia stato costituito il ‘GAL Terra Barocca’.
Nel merito dell’articolo, avendo già affermato l’assoluta sussistenza di due elementi decisivi (verità e pubblico interesse) per escludere ogni fondatezza della querela (ce ne sarebbe un terzo, la ‘continenza’ della forma, anch’esso pienamente operante nella sua ricercata mitezza) ci limitiamo a rimandarvi ad esso e al materiale documentale, diligentemente utilizzato nell’attingimento delle notizie da parte dell’autore e del direttore responsabile nell’adempimento dei suoi doveri di controllo: qui il testo dell’articolo; qui il numero di Dialogo di maggio 2021 in cui esso risulta pubblicato in prima pagina con seguito a pag 10; qui il decreto di concessione del finanziamento di € 71.747,61 firmato da Abbate che è l’atto amministrativo principale oggetto dell’articolo; qui il documento pubblico, una visura camerale, che certifica la veridicità delle notizie relative alla composizione dell’impresa, una srl semplificata, beneficiaria del provvedimento di spesa; qui il testo di un post apparso su ‘Ignazio indica cose’, un profilo fb misteriosamente scomparso all’improvviso dopo essere stato una voce critica invisa all’ex sindaco ma salutare per la circolazione di notizie e opinioni utili alla città; infine qui un articolo sullo stesso argomento pubblicato il 25 maggio 2021 dal quotidiano on line ‘Il Domani ibleo’ diretto da Gianni Contino.
Una lettura anche sommaria dell’articolo incriminato e la verifica documentale dei dati in esso contenuti dimostrano senza ombra di dubbio la totale verità delle notizie riportate le quali, vertendo su fatti di palpabile pubblico interesse ed essendo riportate in forma più che corretta anche secondo i più restrittivi canoni giurisprudenziali di legittimità, escludono alla radice ogni fumus di diffamazione.
Per capire allora perché il GAL Terra Barocca abbia deciso di compiere un’azione tanto sconsiderata la quale (tralasciamo adesso i privati) impegna e coinvolge non solo quello che ancora oggi, ben oltre la sua decadenza dalla carica di sindaco, è il feudo personale di Abbate – ovvero il Comune di Modica in tutti i suoi organismi – ma altri quattro Comuni, i loro sindaci, le rispettive amministrazioni, ed anche le comunità di riferimento visto che la vicenda in questione ha per oggetto la destinazione di soldi pubblici, bisogna analizzare in dettaglio i fatti e cercare in essi, se vi sono, le spiegazioni.
Il decreto che fa discutere è emesso il 4 maggio 2021. Ma conviene fare un passo indietro e capire quando nasce il GAL Terra Barocca, da chi è costituito, con quali strategie, finalità e soprattutto interessi perseguiti.
Bisogna quindi tornare a cinque anni prima, al mese di maggio 2016 quando Abbate è sindaco da quasi tre anni e sta consolidando il suo metodo di gestione del Comune che nel 2018 lo porterà alla rielezione grazie ad una schiacciante affermazione elettorale. In quel periodo è in atto il ‘Programma sviluppo rurale della Regione Sicilia 2014-2020’ disciplinato dal Regolamento Ue del Parlamento e del Consiglio n. 1305 del 2013 che, con la misura 19 prevede il <<sostegno dello sviluppo locale Leader, operazione 6.4.c regime de minimis (che consente una deroga, al di sotto dei 200 mila euro per ogni singola erogazione, al divieto di aiuti di Stato alle imprese, n.d.r.) – sostegno per la creazione o sviluppo di imprese extra agricole nei settori commercio, artigianato, turismo, servizi, innovazione tecnologica. Ambito 2: azione Pal creazione di attività di servizi per il turismo sostenibile (fruizione del territorio, valorizzazione, trasporti intermodali, promozione …>>.
E così il 27 maggio 2016 a Modica, prima nella stanza del sindaco e poi nell’aula consiliare si ritrovano, dinanzi ad un notaio appositamente convocato, coloro che quello stesso giorno diventeranno i suoi soci nell’avventura che nasce: sedici in tutto che con l’attuale deputato all’Ars, vero dominus dell’impresa fin dal suo concepimento e gran tessitore delle trame fondative, fanno diciassette. Sono cinque sindaci o legali rappresentanti dei Comuni di Modica, Ragusa, Scicli, Ispica e Santa Croce Camerina e dodici tra imprese ed associazioni. Per la cronaca quel giorno accorrono alla chiamata di Palazzo San Domenico i sindaci di Ragusa Federico Piccitto, di Ispica Lucio Muraglie, di Santa Croce Camerina Francesca Iurato e per il Comune di Scicli Gaetano D’Erba, uno dei commissari straordinari nominati in seguito a quello scandaloso scioglimento deciso non perché nel Comune ci fossero infiltrazioni mafiose (non ve n’era neanche l’ombra come accertato definitivamente in seguito) ma, al contrario, perché il sindaco, la giunta e il consiglio comunale si opponevano alle infiltrazioni criminose dei ‘signori delle discariche’ allevati dal sistema-Montante i quali, durante l’amministrazione straordinaria, sono riusciti ad avere buon gioco, per fortuna ricacciati indietro successivamente.
Quell’adunanza che il 27 maggio 2016 vede Abbate fare gli onori di casa è stata preparata nei mesi precedenti con la stipula, l’1 febbraio dello stesso anno, di un protocollo d’intesa tra tutti i dodici soci privati: due società agricole cooperative ed una società consortile agricola a responsabilità limitata con sede a Ispica; ancora due società cooperative agricole, un’associazione di promozione turistica ed un’associazione culturale con sede a Ragusa; quattro associazioni culturali e il ‘Centro commerciale naturale di Frigintini’ con sede a Modica.
Che il comando sia in capo al sindaco di Modica non vi sono dubbi. E a rileggere gli atti, dubbi non dovrebbero averne avuti neanche i rappresentanti degli altri quattro Comuni. Nonostante tra questi vi sia la città capoluogo con il suo vastissimo territorio rurale e l’accentuata vocazione agricola, la costituzione avviene infatti a Modica, dove viene fissata la sede legale: l’atto costitutivo precisa che <<il partenariato sarà rappresentato da un soggetto capofila che viene individuato nel Comune di Modica>> al quale viene assegnata anche la carica di vertice. E così Abbate è presidente del Consiglio d’amministrazione, suo vice è uno dei soci privati, mentre gli altri cinque membri dell’organo amministrativo sono due sindaci – inizialmente Ragusa e Scicli al quale nel 2022 subentra Ispica – e altri tre privati. Il capitale sociale complessivo è di quindici mila euro, frutto di quote da cinquecento euro ciascuno per i privati, da mille euro per i Comuni di Scicli e Santa Croce Camerina e da tre mila euro per quelli di Modica e Ragusa.
Il mandato è quinquennale e cessa nella data di approvazione del bilancio del quinto esercizio come pomposamente sancito dallo statuto che però pare scritto sull’acqua: il consiglio d’amministrazione presieduto da Abbate infatti rimane in carica un anno in più, in pratica fino alla decadenza del sindaco per dimissioni. All’approvazione del bilancio d’esercizio 2020, il 28 maggio 2021, dovrebbe essere nominato un nuovo organo amministrativo ma l’avvicendamento avviene solo un anno dopo, il 6 maggio 2022. Peraltro diciotto giorni prima Abbate si è dimesso per candidarsi all’Ars e l’8 maggio tali dimissioni se non ritirate diventano irrevocabili. Il pomeriggio del 6 maggio convoca l’assemblea del ‘suo’ GAL che all’unanimità approva senza discutere ogni sua proposta: avvicendare nel Cda il Comune di Ispica a quello di Scicli e riconfermare tutti gli altri componenti, compresi i quattro privati in carica fin dalla costituzione: Giovanni Gurrieri (peraltro consigliere comunale del M5S a Ragusa) per l’associazione ‘Sud Tourism’, Eva Moncada per ‘Moncada società agricola cooperativa Op’, Salvatore Cassarino per la ‘Confraternita della fava cottoia’, Carmelo Muriana per l’associazione ‘Rumori di storia’.
Appena otto giorni dopo essere stato riconfermato nel Cda per volere di Abbate, Gurrieri lascia il M5S, motivando – come si legge in un suo lungo comunicato pubblicato integralmente da ‘RadioRtm.it’ il 14 maggio ’22 – <<la scelta, sofferta ma necessaria>> dinanzi <<ad azioni politiche del M5S scollate dalle esigenze dei cittadini>> con il fatto che <<qualche giorno fa a Palermo è stata imposta dall’alto la candidatura alle primarie a Roma in un momento che continua ad essere ancora delicato per l’intera Italia>>. Gurrieri troverà l’antidoto allo scollamento del M5S dalle esigenze dei cittadini e al delicato momento storico per l’Italia nel sostegno elettorale ad Ignazio Abbate nelle regionali del 25 settembre successivo e, nelle imminenti comunali del 28 e 29 maggio 2023, al sindaco di Ragusa uscente Cassì, appoggiato da Abbate nella sua veste di leader provinciale della Dc di Cuffaro.
Ma è l’intera storia di GAL Terra Barocca che andrebbe passata ai ‘raggi x’ per avere contezza di quello che, in relazione al Comune di Modica, abbiamo definito ‘sistema-Abbate’.
GAL, che peraltro è organo intermedio per la gestione del Clld (Community led local devolopment, ovvero Sviluppo locale guidato dalla comunità) significa Gruppo di azione locale e l’allora sindaco ne prende il nome alla lettera organizzando nei cinque comuni un assalto ai finanziamenti per una vasta platea di beneficiari tenuti poi al suo sostegno incondizionato, al di sopra di scelte politiche e della collocazione stessa dei partiti. Ecco perché a Modica Abbate nelle imminenti elezioni comunali del 2023 usa il vessillo di Cuffaro, ma non ha bisogno degli alleati organici FdI, Lega, Fi, Popolari e autonomisti; ecco perché a Ragusa spariglia le carte abbandonando la coalizione, mentre a Comiso la Dc ne fa naturalmente parte.
Nel GAL il ‘sistema Abbate’ è pienamente operante in tutti e cinque i comuni, così come l’abbiamo conosciuto per dieci anni a Modica in ogni pezzo di territorio, fino alle sue propaggini più estreme (si pensi all’insediamento industriale autorizzato in contrada Zimmardo-Bellamagna, praticamente nel centro urbano di Pozzallo). Ovviamente bisogna guardare soprattutto alla platea dei dodici soci privati e al loro radicamento ed estendere lo sguardo anche ai cinquantotto partners e alla loro capacità di mobilitare interessi e veicolare scambi verso i centri del loro perseguimento. Probabilmente si deve anche a tali dinamiche, oltre a quelle di un Comune per nove anni asservito ad un preciso disegno di comando e di scambio elettorale, se Abbate nelle ultime regionali, oltre a sfiorare le dieci mila preferenze a Modica ne consegua ben 681 ad Ispica (dato rilevante), 543 a Scicli, 654 a Ragusa: in questi tre comuni infatti la sua presenza e la sua azione politica sono nulle, con la sola eccezione del GAL.
Il ‘Terra Barocca’, nato sull’esperienza precedente del GAL Terre Barocche, è uno dei 23 Gruppi d’azione locali in Sicilia: l’unico con enti pubblici totalmente all’interno della provincia; i tre Comuni montani di Chiaramonte Gulfi, Giarratana e Monterosso Almo sono soci infatti del GAL Natiblei, mentre Acate, Comiso e Vittoria fanno parte del GAL Valli del Golfo, entrambi interprovinciali.
Da sette anni attinge a finanziamenti milionari che Abbate – dominus assoluto, nonostante il Comune di Modica disponga di un solo voto al pari di ciascuno degli altri sedici soci e nonostante tra i cinque Comuni vi sia anche Ragusa – riesce a far sì che siano destinati in modo da massimizzare per lui il beneficio distributivo, ‘materia prima’ corrente e linfa del suo sistema. E in gran parte vi riesce, persino quando si tratti di finanziamenti ‘a pioggia’ come nel caso dei sedici milioni e mezzo attribuiti a quasi cinque mila imprese nei territori dei 23 GAL. Il Terra Barocca si aggiudica 713 erogazioni, il numero più alto, per un bottino di € 1.840.000, anche in valore economico assoluto, nonostante il maggiore frazionamento e la media più bassa dei singoli contributi.
Ben’altra cosa ovviamente sono le graduatorie stilate dagli istruttori di fiducia nelle quali sono valutati e messi in fila i progetti ad hoc in relazione ai relativi bandi, nonchè gli elenchi di quelli ammessi e di quelli esclusi. Non è materia di statistiche, ma questione cruciale per la vita delle persone e di una comunità: per ogni richiedente beneficiato, ve ne sono tanti altri esclusi (ed è interessante cogliere, analizzare e svelare il discrimine selettivo), per non dire dei tanti che rinunciano per non sprecare tempo, danaro e fatica, convinti di non avere alcuna chanche anche se presentassero il progetto più bello del mondo.
Dinanzi a tutto ciò, se non sorprende la componente privata plasmata nei suoi interessi da Abbate fin dalla costituzione e perciò a lui legata da cordone ombelicale, risulta difficile spiegare il ruolo subalterno scelto dal Comune di Ragusa fin dall’atto di nascita del GAL e mai mutato nei sette anni trascorsi.
Non è questione da poco perché non ci troviamo dinanzi ad una sequenza limpida e tracciabile degli atti che comportano l’allocazione di svariati milioni di euro in centinaia e centinaia di interventi.
La mancanza di trasparenza è anzi il dato strutturale di questo GAL. Per scoprirlo basta andare sul sito ufficiale dove ogni provvedimento dovrebbe essere riportato e invece non è così.
Per esempio non si comprende come e in virtù di quale atto Abbate, presidente del Cda nella qualità di sindaco di Modica, abbia trasferito per un periodo al vice sindaco Rosario Viola la carica di presidente della società consortile. Carica che è nella disponibilità del Cda di cui fanno parte altri due Comuni e quattro soci privati e che avrebbe dovuto pronunciarsi operando le proprie scelte. In proposito lo statuto dispone all’art. 24 che <<il Cda è eletto dall’assemblea dei soci … la nomina del presidente e del vice presidente è effettuata dal Cda nella prima riunione dopo l’elezione … decadono inoltre…dalla carica di amministratore l’amministratore pubblico pro tempore per scadenza o decadenza del mandato elettorale sostituito nel ruolo dal nuovo eletto o da facente funzione >> e all’art. 29 che <<il presidente ha la rappresentanza della società di fronte ai terzi e in giudizio… in caso di assenza o impedimento del presidente tutti i poteri a lui attribuiti spettano al vice presidente >>. Infatti se è automatico che ciascuno dei soci designi autonomamente il proprio rappresentante, è poi l’organo amministrativo, il Cda, ad eleggere presidente e vice presidente, uno tra gli esponenti dei Comuni e un altro necessariamente tra quelli dei privati al quale potrebbe anche essere attribuita la carica di vertice. Di tale passaggio non c’è traccia negli atti che il GAL è tenuto a rendere pubblici sul sito, dal momento che si avvale di finanziamenti europei.
Nel periodo intercorrente tra la decadenza da sindaco di Abbate, avvenuta l’8 maggio 2022 e l’insediamento del commissario straordinario del Comune Domenica Ficano il 10 giugno successivo, Viola firma diversi provvedimenti di finanziamento, coronamento di un lungo periodo di azione del sistema-Abbate e del suo ‘Gruppo d’azione locale’.
In sette anni sono acquisiti dal GAL Terra Barocca e distribuiti sotto la regìa di Abbate diversi milioni di euro.
Il decreto di finanziamento oggetto dell’articolo incriminato è solo uno dei tanti. Ma visto che la semplice pubblicazione dell’irreprensibile articolo di Dialogo, peraltro con gli elementi documentali certificati dallo stesso GAL, suscita la reazione abnorme, ritorsiva e intimidatoria, dell’intera compagine sociale (della quale a noi interessa a questo fine solo la parte pubblica) vediamo di leggere il provvedimento e ricostruirne la genesi.
Tra le fonti normative richiamate, ma ciò riguarda tanti altri decreti ricadenti nella stessa misura, è singolare trovare il regolamento d’esecuzione della Commissione europea sulla modifica e sul contenuto <<dei programmi di sviluppo rurale, la pubblicità di questi programmi e i tassi di conversione in unità di bestiame adulto…>>. E ciò perché non bisogna dimenticare che si tratta di finanziamenti destinati allo sviluppo rurale rispetto al quale anche le più ingegnose varianti previste con il sostegno ad imprese e progetti di comunicazione, promozione, editoria ecc…devono fare i conti con il dato di partenza.
L’iter sfociato nei decreti di finanziamento tra i quali quello trattato da Dialogo comincia il 14 novembre 2019 con l’approvazione del bando che fissa dal 3 dicembre ’19 al 2 marzo ’20 il periodo utile di presentazione delle domande. Attenzione alle date!
Il 6 aprile 2020, quando il termine è scaduto da oltre un mese, il Cda – presieduto, manco a dirlo, da Abbate – decide di prorogare fino al 4 maggio 2020 i termini per la presentazione in forma cartacea di nuove domande. E il 30 aprile successivo, quando mancano quattro giorni alla nuova scadenza, lo stesso Cda allunga ancora i tempi ‘prorogando’ la proroga fino al 22 maggio. E, come vedremo, sarà proprio questa la data – l’ultimo giorno in assoluto, quasi sei mesi dopo l’avvio del termine di novanta giorni – in cui la richiesta risulta presentata.
Inoltre un provvedimento ad hoc Abbate emette il 13 maggio per riaprire i termini, dal 16 al 23 maggio, anche del deposito telematico della documentazione attraverso il Sian, il portale informativo dedicato.
Dell’istruttoria delle pratiche l’organo amministrativo, cioè Abbate, incarica Francesco Celestre, Giuseppe Dipietro e Rosario Cannata. Sono loro quindi che definiscono il ‘procedimento istruttorio e la determinazione della spesa ammissibile a finanziamento’ della domanda di sostegno n. 04250040781 protc Agea-Asr 20200152681 del 2 marzo 2020 presentata brevi manu e assunta a protocollo 105/E del 22 maggio 2020.
Il 6 agosto successivo il Cda approva la graduatoria provvisoria delle istanze ammissibili e il 3 settembre quella definitiva con gli elenchi completi delle istanze non ammesse.
Da rilevare che l’incarico per la redazione del progetto oggetto dell’istanza viene conferito dalla società al professionista incaricato, in data 2 marzo 2020, ovvero proprio l’ultimo dei novanta giorni fissati dal bando, quando il progetto stesso e l’intera documentazione a supporto dovrebbero essere pronti per essere presentati.
Da considerare che l’impresa beneficiaria, una società a responsabilità limitata semplificata, viene costituita il 20 febbraio 2020, dieci giorni prima della scadenza del termine aperto da tre mesi e viene iscritta alla Camera di Commercio il 18 marzo successivo, quando il termine fissato dal bando è ampiamente scaduto. Essa, come illustrano Dialogo e Il Domani Ibleo, è formata da quattro soci per un capitale complessivo di mille euro. La richiesta di contributo a fondo perduto è di 75 mila euro, pari al 75% del progetto da centomila euro di ‘noleggio di altre attrezzature sportive e ricreative, enti ed organizzazioni sportive, promozione di eventi sportivi, parchi di divertimento e parchi tematici’.
La commissione dei tre istruttori valuta l’iniziativa ‘meritevole di essere assistita’, quindi con verbale del 25 febbraio 2021 quantifica la somma erogabile in € 71.747,61 pari al 75% della spesa ammessa di € 95.663,48%. Tale somma è per il 60,5% (€ 43.4507,30) a carico dei fondi europei, per il 27,65 (€ 19.838,21) del bilancio statale e per l’11,85% (€ 8.502,09) della Regione.
Il decreto di concessione ricorda inoltre che sono sempre del 2 marzo 2020, l’ultimo giorno fissato, le dichiarazioni dell’impresa richiedente aventi ad oggetto l’iscrizione alla Camera di Commercio, l’informativa antimafia nonchè l’assenza di procedimenti pendenti, misure di prevenzione, cause di divieto, decadenza, sospensione; quindi attesta l’esistenza di tutte le condizioni, compreso il completamento delle procedure informatiche sul sistema informativo Sian, per l’immediato avvio dei lavori.
E’ sempre del 2 marzo 2020 – quando l’impresa appena costituita non è ancora iscritta alla Camera di Commercio e quando del progetto non esiste ancora nulla visto che in questa stessa data viene incaricato un tecnico per redigerlo – la firma sul ‘patto d’integrità’ tra il rappresentante legale dell’azienda e il responsabile di piano del GAL Salvatore Occhipinti.
Il 2 marzo 2021, esattamente un anno dopo la scadenza poi più volte prorogata, l’impresa beneficiaria chiede l’emissione del decreto di concessione sotto condizione risolutiva: ovvero il provvedimento verrebbe revocato e i soldi andrebbero restituiti in caso di inadempimento, di mancata esecuzione del progetto o del venir meno di una delle condizioni fissate. Ed ecco il decreto: da quella data due anni per l’esecuzione e, in attesa, soldi subito.
Il ‘sistema Abbate’ è quello cui solo in piccola parte, sufficiente però per svelarne la natura, accennano gli articoli sopra richiamati. Già nelle elezioni comunali del 2018, quella della riconferma del sindaco, emersero anche in alcuni tratti delle liste a sostegno del futuro deputato all’Ars gli intrecci d’interesse in posizione di scambio. Forse però non era stata ancora prestata l’attenzione dovuta al GAL (quello precedente, su Programma Ue 2008-2014, non aveva il Comune di Modica capofila e non presentava un simile livello di sostanziale accentramento gestionale) concepito due anni prima dal sindaco in veloce ascesa di potere, di comando, di controllo capillare di ogni affare da cui potesse trarre vantaggi, al di sopra e al di là degli interessi propri della destinazione di soldi pubblici necessariamente finalizzati agli obiettivi indicati nelle norme e negli atti sovraordinati, a cominciare da quelli delle istituzioni europee. E forse un po’ di recupero successivo d’attenzione – dopo i due pregevoli articoli di Dialogo e de Il Domani ibleo – si deve alla querela contro il periodico.
Nella sua fervida e lungimirante elaborazione, Abbate rende il GAL il suo ‘Sacro Graal’ raggiungendo due obiettivi: assumere nelle relazioni di politica e d’affari la paternità e il merito dell’intera mole di finanziamenti che lo strumento gli consente se egli, come in effetti riesce a fare pienamente, ne diventa l’artefice e il controllore assoluto; varcare i confini comunali e insediare basi di sostegno congrue secondo il proprio ‘sistema’ nei ‘territori eleggibili’ (così l’atto costitutivo definisce l’area dei cinque comuni coinvolti) utili in vista della candidatura all’Ars i cui collegi sono provinciali.
E pazienza se il vettore prescelto è concepito dalla normativa Ue come <<frutto dell’approccio “bottom-up”, letteralmente dal basso verso l’alto in seno al progetto comunitario LEADER>> e se il GAL Terra Barocca <<ha il compito di elaborare e realizzare a livello locale una strategia di sviluppo pilota innovativa, multisettoriale ed integrata>>.
Chiunque voglia può tentare di scoprire da solo nei tanti rivoli di spesa dei numerosi provvedimenti (quello in questione è solo uno dei tanti) i caratteri e soprattutto gli effetti <<della Strategia di Sviluppo Locale di tipo partecipativo Esportiamo i prodotti, accogliamo i turisti, sosteniamo il territorio. La crescita del territorio parte dal territorio>> e così avere chiaro quale sia il ‘territorio’ da cui sia partita la crescita, quale la crescita avvenuta e quali e quanti i beneficiari.
Esercizio utile inoltre potrebbe essere quello di analizzare l’intero flusso dei milioni transitati per questo ‘Sacro Gal’, certi posizionamenti elettorali nelle recenti elezioni regionali, le liste schierate nelle imminenti comunali e diversi nomi in campo. Varrebbe la pena altresì non limitarsi al provvedimento oggetto dell’articolo querelato, certo senza escluderlo, ed estendere l’analisi su ogni piega degli atti di gestione, considerato il grave deficit di trasparenza del sito ufficiale. Il tutto senza mai perdere di vista, sullo sfondo, la cornice che sostiene il GAL, i suoi 17 soci pubblici e privati, i suoi 58 partners, il personale costituito da una media di cinque dipendenti oltre a collaboratori, consulenti, fornitori di vario tipo, ben sapendo che l’ex sindaco maneggia a piacimento ogni pezzetto della tela abilmente costruita. Che certo non teme la scure del Regolamento interno il cui titolo V, con gli articoli 23-28, disciplina in modo risibile i conflitti di interessi e le incompatibilità.
E intanto Abbate, dopo avere centrato in nove anni tre obiettivi elettorali (le due elezioni a sindaco e quella all’Ars) mentre svuotava le casse del Comune di Modica, ne quadruplicava – anzichè azzerare, come il piano di riequilibrio gli imponeva e gli consentiva – l’indebitamento ereditato e lo avvolgeva nella cappa di piombo di passività fuori bilancio oscure e incontrollabili, trova oggi collocazione sempre più stabile (altro che accordo tecnico!) nel partito fondato da Cuffaro il quale oggi rivendica anche un’investitura nazionale.
L’ex presidente della Regione pregiudicato per reati commessi, mentre era in carica a palazzo d’Orleans, con l’aggravante di avere favorito la mafia (quella di Matteo Messina Denaro) domenica scorsa a Roma si è fatto acclamare segretario della Dc a conclusione di quello che ha denominato il XX congresso: se questo è stato il ventesimo (e infatti il partito non si chiama più Dc Nuova), il primo risale al 24-28 aprile del ’46 ed è quello che elesse Alcide De Gasperi cui negli anni sono seguiti nomi come Taviani, Fanfani, Moro, Rumor, Zaccagnini, De Mita, Martinazzoli.
Oggi Cuffaro, fresco di riabilitazione dopo avere espiato la pena in carcere ed avere visto concludersi quella accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, si proclama (nello scontro interno per la rendita di posizione dello scudo crociato) il leader rinato di questa storia politica cominciata in clandestinità nel ’42 sotto e contro il fascismo, dopo lo scioglimento nel ’26 del Partito popolare di Luigi Sturzo.
Stando così le cose è falso che a tutto vi sia un limite e la realtà è qui a ricordarcelo.
In questa realtà si muove a suo agio Ignazio Abbate, certo che il 29 maggio prossimo, ai suoi tre importanti successi elettorali del 2013, 2018 e 2022 possa aggiungerne un quarto attraverso l’elezione a sindaco della candidata di sua fiducia, al suo fianco come assessore e da lui prescelta. Tra la sua certezza e la verità c’è solo … il voto degli elettori.
Insomma, tra l’una e l’altra ci sono – o dovrebbero esserci – i cittadini.