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Le dimissioni di Musumeci, governatore poco amato dagli alleati

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di Antonio Giordano
PALERMO (ITALPRESS) – Si chiude anzitempo la legislatura regionale siciliana che ha riportato il Centrodestra al governo della Regione, dopo il quinquennio di Rosario Crocetta. Le dimissioni di Nello Musumeci sono arrivate al termine di un periodo febbrile e di tensione con gli alleati in un tira e molla sul nome del candidato alla Presidenza che si è aperto a metà legislatura. Quando, cioè, Musumeci partito dall’idea di fare un solo mandato, ha deciso che avrebbe dovuto “completare il lavoro avviato” e quindi riproporsi come candidato. Una prassi in vigore nel Centrodestra – finora – ma osteggiata dagli alleati siciliani. Il presidente nel corso delle sue comunicazioni sui social ha escluso che alla base della sua scelta ci sia stato un motivo politico, ma solo questioni di opportunità legate alla data delle elezioni. Ma da quando Musumeci ha deciso di avanzare nuovamente la sua candidatura è iniziato un processo di isolamento che, chi lo ha criticato, ha bollato come “di un uomo solo al comando”. Il suo governo si è caratterizzato dalla stabilità con la squadra di assessori che, tranne qualche pedina, è quella che ha iniziato l’avventura alla fine del 2017. Una squadra di governo sorda alle richieste dei partiti, secondo le critiche alle quali Musumeci ha sempre risposto rimandandole al mittente. Solitario, poco propenso alla chiacchiera, se non con pochi fidati consiglieri, il cosiddetto “pizzo magico” secondo i cronisti politici dell’Isola affettuosamente chiamati “i colleghi della stampa” a ogni conferenza e accentratore nelle decisioni, Musumeci si è trovato a gestire, tra le tante emergenze croniche della Sicilia, anche quella della pandemia da Covid all’inizio del 2019 che ha affrontato con scelte prudenziali bloccando per primo in Italia le scuole e chiedendo controlli sugli accessi in Sicilia. La seconda parte della legislatura è trascorsa, invece, a cercare di recuperare il terreno perso con la crisi pandemica approntando una finanziaria “di guerra” come è stata definita che avrebbe dovuto aiutare imprese e cittadini colpiti dalla crisi (ancora alcune categorie attendono ristori) e organizzare la spesa del Pnrr in contrasto con alcune decisioni romane. Adesso si apre un nuovo capitolo politico: nuovamente candidato per la Regione o verso un posto in Senato? La lunga estate elettorale della Sicilia è solo all’inizio.
(ITALPRESS).

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